Società

Consulta, storica sentenza: sì al doppio riconoscimento per i figli da procreazione assistita

La Corte Costituzionale ha stabilito che è incostituzionale il divieto per la madre intenzionale – cioè la madre non biologica – di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia in seguito a una procreazione medicalmente assistita (PMA) effettuata legittimamente all’estero. La sentenza, depositata oggi (n. 68/2025), rappresenta un momento di svolta nel riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali e, soprattutto, nel pieno rispetto dell’interesse superiore del minore.

La decisione della Corte

La Consulta ha dichiarato illegittimo l’articolo 8 della legge 40 del 2004, nella parte in cui non prevede che il figlio nato da una donna che ha fatto ricorso all’estero, secondo le leggi locali, alla PMA, possa essere riconosciuto anche dalla seconda madre, se questa ha espresso preventivo consenso alla procedura e assunto la responsabilità genitoriale.

La Corte ha affermato che questo divieto viola:

  • l’articolo 2 della Costituzione, per la lesione dell’identità personale del nato e del suo diritto a uno stato giuridico certo;
  • l’articolo 3, per l’irragionevolezza della norma in assenza di un contro-interesse di pari rango;
  • l’articolo 30, per la negazione dei diritti del minore ad avere due genitori riconosciuti fin dalla nascita.

Due i cardini della decisione: il principio di responsabilità condivisa tra i genitori che scelgono insieme la PMA e la tutela dell’interesse del minore, che ha diritto a ricevere affetto, educazione, cura e protezione da entrambe le figure genitoriali.

Il caso simbolo: le mamme di Lucca

La decisione arriva dopo un caso concreto sollevato dal Tribunale di Lucca, che ha chiesto alla Corte di pronunciarsi sull’impossibilità di riconoscere entrambi i figli di una coppia lesbica, Glenda Giovannardi e Isabella Passaglia. Le due donne, sposate, avevano avuto due bambini grazie alla PMA effettuata in Spagna. Mentre la prima figlia, nata prima di una controversa circolare del ministro dell’Interno Piantedosi, era stata riconosciuta da entrambe, il secondo figlio, nato ad aprile 2023, non aveva potuto essere riconosciuto dalla madre intenzionale.

È stata una battaglia lunga, ma oggi nostro figlio è finalmente tutelato“, ha dichiarato commossa Isabella, raccontando le difficoltà pratiche vissute: dal rischio sanitario in caso di emergenze senza il riconoscimento legale, ai problemi di successione, fino all’impossibilità di ritirare il bambino da scuola. Glenda ha parlato di “una vittoria bellissima e storica”, sottolineando che molte famiglie attendevano questa decisione.

La seconda sentenza: no alla PMA per donne single, ma la porta resta aperta

Accanto alla sentenza n. 68, la Consulta ha depositato oggi anche la sentenza n. 69/2025, in cui si è espressa sulla questione dell’accesso alla PMA per le donne single. In questo caso, la Corte ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate contro l’attuale normativa, che consente la PMA solo alle coppie eterosessuali o omosessuali, escludendo le donne singole.

Secondo i giudici costituzionali, non è irragionevole né sproporzionato, alla luce del principio di precauzione e della tutela dei futuri nati, limitare l’accesso alla PMA a contesti familiari che non escludano a priori la figura paterna. Tuttavia, la Corte ha ribadito che non esistono ostacoli costituzionali a un’eventuale riforma legislativa che consenta anche a nuclei monoparentali l’accesso alla PMA.

Reazioni politiche e sociali

Il mondo delle associazioni e del diritto ha accolto con soddisfazione la decisione. Vincenzo Miri, presidente della Rete Lenford e avvocato delle mamme di Lucca, ha definito la sentenza “una conquista per la civiltà giuridica e per i diritti dei minori”.

Sul piano politico, le reazioni si sono divise: Fratelli d’Italia ha ribadito che “i bambini hanno bisogno di una mamma e un papà”, mentre voci del centrosinistra e dei movimenti LGBTQ+ hanno salutato con entusiasmo una “sentenza che ripristina il principio di uguaglianza”.

Una tappa cruciale per il riconoscimento della genitorialità

La sentenza n. 68/2025 della Corte Costituzionale rappresenta una tappa cruciale per il riconoscimento della genitorialità nelle coppie omogenitoriali, rimuovendo un grave vuoto giuridico che colpiva i figli nati tramite PMA all’estero. Pur lasciando inalterata l’attuale esclusione delle donne single dall’accesso alla PMA, la Consulta ha aperto la strada a futuri interventi legislativi, riaffermando che l’interesse del minore e la responsabilità condivisa tra genitori devono prevalere su logiche discriminanti.

Foto di Zoli da Pixabay