Mondo

Firmato l’accordo USA-Ucraina su terre rare e ricostruzione

di Pippo Gallelli

Non è stato soltanto un gesto altamente simbolico, ma forse il primo passo concreto verso nuovi equilibri, l’incontro in Vaticano tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’ex presidente americano Donald Trump. Un faccia a faccia avvenuto nel solco dei desideri di pace del compianto Papa Francesco, che ha probabilmente impresso una svolta nei negoziati tra Kiev e Washington.

Proprio da lì il dialogo ha preso nuovo slancio, fino a culminare nella firma, nelle ultime ore a Washington, di un accordo strategico su terre rare e ricostruzione economica. Dopo settimane di negoziati e ore di incertezza sul testo finale, gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno firmato un’intesa che potrebbe rappresentare una svolta sia economica sia politica nel quadro del conflitto con la Russia. L’accordo è stato ufficializzato dalla vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko e dal segretario al Tesoro USA Scott Bessent, che hanno firmato il documento a Washington.

Un’intesa strategica

L’accordo quadro sancisce una partnership economica a lungo termine tra Washington e Kiev, garantendo agli Stati Uniti un accesso privilegiato ai progetti di sviluppo delle risorse naturali ucraine. Oltre alle cosiddette terre rare, sono inclusi materiali come alluminio, grafite, petrolio e gas naturale.

Secondo l’amministrazione americana, l’intesa rappresenta una forma di compensazione per il sostegno militare ed economico offerto all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa nel 2022. “In riconoscimento del significativo supporto fornito dal popolo degli Stati Uniti – si legge nella nota ufficiale del Tesoro – questa partnership consente ai nostri due Paesi di investire insieme per accelerare la ricostruzione economica dell’Ucraina”.

La vicepremier Svyrydenko ha parlato di un accordo “significativo e vantaggioso per entrambi i Paesi”, chiarendo che il documento rispetta la sovranità ucraina e non comporta la cessione del controllo sulle risorse naturali.

Il Fondo di ricostruzione

L’altro pilastro dell’accordo è l’istituzione di un Fondo di Investimento per la Ricostruzione, che sarà gestito congiuntamente da Kiev e Washington in forma paritaria. Il premier ucraino Denys Shmyhal ha spiegato che il fondo sarà alimentato esclusivamente dai proventi derivanti da licenze per nuovi progetti nei settori dei minerali critici, petrolio e gas. I proventi da attività già avviate non rientreranno nel fondo. “Non ci sono obblighi di debito – ha sottolineato Shmyhal – e i contributi non saranno tassati né in Ucraina né negli Stati Uniti”.

Il fondo mira ad attrarre capitali, tecnologie e competenze internazionali per sostenere la ricostruzione del Paese e rilanciare l’economia ucraina. Resta esclusa qualsiasi interferenza con il processo di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.

Il tesoro nascosto dell’Ucraina

Il valore strategico dell’accordo emerge chiaramente osservando la mappa mineraria dell’Ucraina. Il Paese possiede circa il 5% delle risorse minerarie globali ed è tra i primi dieci al mondo per riserve naturali. Prima della guerra, contava circa 20.000 depositi minerari, oltre 3.000 dei quali attivi.

L’Ucraina vanta il 7% delle riserve mondiali di titanio – fondamentale per i settori militare, aerospaziale e medico – e possiede uno dei giacimenti di litio più grandi d’Europa (circa 500.000 tonnellate). È anche tra i primi produttori al mondo di gallio, utilizzato in semiconduttori e LED, ed era leader nella produzione di gas neon altamente purificato, essenziale per l’industria dei microchip.

Nel sottosuolo ucraino si trovano anche uranio, berillio, zirconio, grafite e altri materiali critici per l’industria nucleare, elettronica e della difesa. Una ricchezza mineraria che, se adeguatamente sfruttata, può trasformarsi nella chiave della ripresa economica postbellica.

Nessuna garanzia militare, ma un allineamento strategico

Nonostante la portata dell’accordo, non sono previste garanzie concrete di sicurezza per l’Ucraina. Come riferisce il Washington Post, non vi è alcun riferimento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, ancora sotto controllo russo, né a un impegno militare vincolante da parte americana. Tuttavia, l’intesa stabilisce un “allineamento strategico a lungo termine” tra i due Paesi, con l’obiettivo di sostenere la prosperità, la ricostruzione e l’integrazione dell’Ucraina nel contesto economico globale.

Il testo dell’accordo dovrà ora essere ratificato dal parlamento di Kiev. Ma per molti analisti, la firma rappresenta già un passaggio simbolico di rilievo, avvenuto in parallelo a un gesto altrettanto carico di significato: la stretta di mano in Vaticano tra Zelensky e Trump, nel nome di un possibile nuovo equilibrio internazionale.

Il gelo del Cremlino

La reazione del Cremlino è stata netta. Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha commentato che “le cause del conflitto sono troppo complesse per essere risolte in un giorno” e ha criticato la “fretta” degli Stati Uniti nel cercare un successo rapido nei negoziati. “La Russia ha il dovere di vincere per salvaguardare i suoi interessi nazionali”, ha dichiarato, ribadendo che Mosca continuerà a perseguire gli obiettivi dell’“operazione militare speciale”.

Foto Trump e Zelensky nel 2019

Fonte: https://commons.wikimedia.org/