di Alessia Potecchi
“Il desiderio di resistere all’ oppressione è radicato nella natura umana” osservava Tacito, il grande storico latino. Il 25 aprile è un momento tra i più importanti della storia del nostro paese che segna il culmine del risveglio della coscienza italiana impegnata fino all’ultimo contro gli invasori tedeschi alleati dei fascisti italiani. il 25 aprile 1945 segna definitivamente il riscatto profondo e morale della popolazione del nostro paese dopo il ventennio di dittatura che aveva trascinato nel baratro la nostra nazione tra morte, distruzione, dittatura e mancanza di libertà. Da quel drammatico periodo prende le mosse una classe dirigente che sia pure con diverse ideologie ha saputo rimettere in piedi il Paese, la sua economia, la base del vivere civile. A mantenere viva la lotta per la libertà prima della seconda guerra mondiale ci avevano pensato politici e sindacalisti del valore di Turati, dei fratelli Rosselli, di Pertini, di Amendola, di Gramsci, di Foa, di Giacomo Matteotti, di Nenni, di Buozzi, di Di Vittorio. Dal ’43 in poi come non ricordare l’apporto dei lavoratori e di tanti civili alla lotta contro il nazifascismo, con gli scioperi nelle fabbriche ma anche con la difesa di esse che volevano dire pane e lavoro per tante famiglie specie al nord. Alla liberazione dell’Italia si poté arrivare grazie al sacrificio di tanti giovani ragazze e ragazzi che, pur appartenendo ad un ampio ed eterogeneo schieramento politico, combattevano insieme con un unico scopo : ridare pace, stabilità e libertà al nostro paese. Questo spirito unitario, di grande solidarietà e condivisione lo dobbiamo ritrovare oggi. Si deve reagire: rilanciare la sfida della crescita, con programmi, progetti, confronto aperto fra Istituzioni e forze sociali, idee nuove, abbracciare un’economia e una finanza che siano per le persone e con le persone, abbiamo gli strumenti per farlo. E non si potrà non ripartire sul piano economico che da una strategia contro la disoccupazione che colpisce soprattutto donne e giovani costretti troppo spesso a lasciare il nostro paese, una politica per un lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito. Bisogna mettere il bene comune al di sopra delle ambizioni personali, guardare e mettere al centro i più deboli, i più fragili come ci viene insegnato dal messaggio e dalla vita di Papa Francesco. 80 anni fa l’Italia che usciva stremata dal conflitto bellico e dalla dittatura era in possesso di una classe dirigente composta da grandi personalità. Eppure essi furono tanto lungimiranti da cedere il passo alle necessità di un Paese che non poteva sopravvivere sulle parole ma che aveva bisogno di fatti e iniziative concrete per ripartire. Occorre oggi lavorare senza sosta per costruire un’Europa che sappia andare oltre i nazionalismi, gli egoismi, le chiusure di parte, che abbia coraggio di non arretrare nei programmi di investimento comuni, che abbia ben presente e che si ispiri ai valori dei suoi padri fondatori racchiusi nel Manifesto di Ventotene che ci ha guidati fin qui. L’Europa ha bisogno anch’essa di una stagione di ricostruzione e di rinnovamenti profondi che le restituiscano un’anima vitale, ritrovando ragioni comuni per una condivisione in grado di andare oltre il mantenimento di una economia di mercato e della moneta unica. Oggi il primato, come avvenne allora da quel 25 aprile storico in poi, deve spettare ad un progetto politico, deve spettare alla politica. 25 aprile oggi vuole dire ricordare e avere ben presente che quei valori sono oggi più che mai attuali, sono da difendere, da valorizzare, da trasmettere. La Festa della Liberazione non è di parte, la libertà, la democrazia, il senso del rispetto di ciò che l’altro pensa, della storia da cui proviene, sono per tutti, nessuno escluso. Il messaggio del 25 aprile deve essere di condivisione. Non dimentichiamo che la svolta della Resistenza, il cambio di passo decisivo è rappresentato dalla nostra Carta Costituzionale che rappresenta il compimento del cammino del nostro paese verso il suo futuro frutto di quelle diverse storie politiche che cambiarono per sempre il volto dell’Italia di allora.