Società

E…state insieme!

Vivere un’avventura, viverla per davvero, dico io, può diventare una delle cose più grandi e più belle della tua vita… devi crederci, però…” (Peter Pan)

La scuola è terminata e, come ogni anno, i genitori cercano di organizzare le attività dei figli in età scolare per il periodo estivo. Parte in tal modo tutto un articolato percorso di reti familiari e amicali per far sì che le tante agognate vacanze possano essere momento di gioia, di aggregazione, di socializzazione. 

I “fortunati” partono con i nonni per mete vacanziere in attesa dei genitori, ma anche chi resta in città dispone di tantissime possibilità di scelta.

I centri comunali, le società sportive, le associazioni culturali, le scuole statali, private o paritarie, gli oratori, le ludoteche offrono servizi settimanali orientati al benessere di bambini e ragazzi nelle settimane successive al termine delle lezioni scolastiche. Si possono imparare e approfondire tante discipline, avvicinarsi a nuovi sport, conoscere realtà diverse: si spazia dall’equitazione alla pet-therapy, dal tiro con l’arco al canottaggio, dal calcio all’astronomia!

I costi da affrontare sono i più disparati a seconda delle possibilità di ciascun genitore che opta sempre per il meglio per i propri bambini e ragazzi assecondando gusti e orientamenti di ciascuno di loro. Non sempre si resta soddisfatti dei risultati in termini di servizi offerti soprattutto per quanto riguarda la ristorazione, ove prevista, e la vigilanza attiva ed educativa impartita.

Tralascio in questo articolo i risvolti pedagogici e soprattutto inclusivi delle diverse offerte poiché troppo lungo, affannoso e irto sarebbe percorrere tale sentiero, ma voglio dedicare alcune personali riflessioni all’esperienza dell’oratorio estivo feriale nelle sue varie declinazioni.

L’oratorio nasce, storicamente parlando, a partire dalla metà del ‘500 come luogo di preghiera, ma anche e soprattutto di accoglienza e di istruzione per ragazzi in condizioni di disagio o non abbienti. Ogni regione italiana sviluppa nei secoli successivi attività di oratorio legate a diverse personalità cui va riconosciuto il merito di aggregare e proteggere i giovani da realtà spesso difficili; citiamo a tal proposito San Filippo Neri e Don Giovanni Bosco.

Divenendo un luogo tanto importante, durante ‘800 e ‘900 iniziano a collaborare con gli oratori anche i laici attraverso forme di volontariato medico-sanitario e sociale, inizialmente rivolte quasi esclusivamente ai giovani frequentanti e poi aperte anche all’esterno dell’oratorio. Infatti, durante questi anni, lo stesso sistema scolastico mostra più di qualche lacuna, con gli oratori spesso costretti a sostituirsi a loro. 

Durante il regime fascista, gli oratori diventano un’alternativa alle istruzioni giovanili del regime, preparando così il tempo alla Resistenza. Ci sono testimonianze di oratori milanesi utilizzati in questi anni come rifugio.

Pur continuando a rappresentare un luogo molto importante per giovani e meno giovani, intorno agli anni ‘60 e ‘70 del Novecento, la vecchia istituzione oratoriana perde parte del proprio fascino, alle prese con le nuove esigenze dei ragazzi. Tuttavia, non mancano felici esperienze in giro per l’Italia che portano direttamente al nuovo millennio e ad una nuova rinascita di questa realtà.

«È una canzone che sa di stringhe di liquirizia, di stringhe di amicizia, di castagnate, di voglia di stare insieme, di odore tiepidino di spogliatoio, di schiocchi improvvisi di calcetto, di incontro di catechesi un giovedì pomeriggio a primavera inoltrata, di don simpatici e suore centravanti, di partite indimenticabili, [] di domenica mattina, di anni splendidi, di sala giochi, di cammino di formazione, di stupidéra.»(Elio e le Storie Tese) 

Partecipando personalmente come volontaria ad alcune esperienze organizzate dalla realtà oratoriana nella sua funzione di aggregazione estiva ho apprezzato la condivisione dell’intento, il tempo che viene dedicato agli altri in modo gratuito, l’accoglienza e la tolleranza, l’abbraccio ad un nuovo mondo multietnico e poliedrico, la dedizione per l’altro.

Nella corsa quotidiana del mio essere genitore che mira al benessere del proprio figlio ho trovato del tempo da regalare a lui e ad altri bambini, del tempo da regalare per far bene al mio prossimo e alla mia anima, del tempo per mettermi al servizio, del tempo per prendermi cura degli altri e per farmi curare da loro, del tempo per “abbassarmi” ad incrociare sguardi limpidi e pieni di speranza, del tempo per farmi contagiare ancora una volta da quella speranza!

Alimentiamo la speranza delle future generazioni con l’esempio!

“Qualche bambino e qualche ragazzo potrebbe incontrare te sulla loro strada, e potresti cambiarli, e loro potrebbero cambiare te!”