Politica

L’estate bollente della Francia

Un inizio d’estate bollente non solo sul fronte meteorologico ma anche su quello estero, in modo particolare francese, che è stato teatro di feroci scontri tra ragazzi e forze dell’ordine a seguito dell’uccisione del 17enne Nahel da parte di un poliziotto durante un posto di blocco. Le ricostruzioni sono state tante, altrettanti i video in rete che hanno ripreso l’accaduto.

Non é certamente questa  la sede idonea a giudicare i fatti, però é lecito chiedersi cosa celi questa protesta, perché tanti ragazzi hanno devastato e saccheggiato il territorio francese, costituendo un problema di ordine pubblico per il governo?

Prima di addentrarci nei meandri della questione e per tributare alla storia un giusto elogio è necessario ricordare che la Francia dell’Ottocento è il cronotopo della rivoluzione: da quel momento in avanti e per cause diverse é sempre stata protagonista di tensioni popolari. Tra queste ricordiamo le rivolte del ‘68, i gilet gialli e, in ultimo, le proteste contro la riforma delle pensioni.

La recente ribellione ha avuto una portata più vasta delle precedenti perché ad essere colpiti, tra gli altri, sono stati gli edifici pubblici che ospitano le sedi delle istituzioni nazionali. Si è trattato di un vero e proprio attacco allo Stato, imputato di non aver tutelato le minoranze straniere presenti nel Paese ed aver permesso gli episodi di razzismo, alla stregua dei valori dell’uguaglianza e della fratellanza  per cui tanto lottarono i francesi nella celebre rivoluzione.

L’emarginazione é una condizione rilevante ma non sufficiente per spiegare la situazione in quanto la ragione pregnante è racchiusa nel mancato rispetto della dignità della persona con i suoi diritti e doveri riconosciuti dalla comunità di appartenenza. Questo alimenta un forte disagio sociale ed economico e acuisce il distacco tra popolo e governanti, questi ultimi messi nuovamente a dura prova dai cittadini dopo le  proteste di qualche mese fa riguardo alla riforma delle pensioni. In tale circostanza ciò che spinse i giovani a farsi sentire non fu il provvedimento normativo, ma il metodo con cui fu approvata la legge: Macron infatti si avvalse del controverso articolo 49.3 della Costituzione che consente al presidente di varare una legge senza consultare l’organo parlamentare.

Nel paese d’Oltralpe si é aperta dunque una crisi della democrazia che rischia di avere serie ripercussioni nel tessuto socio-economico della nazione con una contestazione di massa che certamente non può passare inosservata. Il nocciolo della questione e quindi del malcontento popolare sta proprio nella differente qualità della vita riservata alle fasce più deboli della popolazione ai quali non è assicurato un livello di welfare adeguato, né tantomeno una forma di tutela da parte dello Stato.
Per essere ancora più precisi la crisi della democrazia rappresentativa in Europa è iniziata già da qualche anno con le basse percentuali di affluenza durante le votazioni per il rinnovo degli organismi politici. L’assenteismo coinvolge proprio quelle fasce sociali che si sentono abbandonate dal legislatore, che avvertono lo Stato come un’entità distante dai problemi quotidiani e che quindi ritengono non importante l’esercizio di cittadinanza attiva rappresentata dal voto.
La libertà di manifestare il proprio dissenso non deve però sfociare in un bagno di sangue: molti giovani e forze dell’ordine sono rimasti feriti o hanno perso la vita durante le manifestazioni. Esistono forme pacifiche per mostrare la propria contrarietà a taluni provvedimenti, mettendo da parte la violenza che, anziché risolvere i problemi, li aumenta. L’auspicio é che possa aprirsi uno spiraglio di dialogo tra i governanti e il popolo volto non solo a diminuire quel divario cui prima accennavamo, ma anche ad una sempre maggiore centralità del benessere collettivo alla base delle decisioni governative.

L’esperienza francese deve insegnarci a ripensare la politica come servizio verso il prossimo dove nessuno è lasciato indietro, ma tutti concorrono alla concreta valorizzazione e crescita del territorio di appartenenza.

Foto di Numero di Letture di questo articolo: 714