La questione Le Pen è ormai all’ordine del giorno e se ne discute anche nei bar della più remota provincia italiana. Chissà se in Germania, in Spagna e nelle altre Nazioni dell’Unione farà altrettanto clamore il circa 30 per cento dei consensi che i francesi hanno tributato alla “figlia d’arte” della destra nazional-sovranista più famosa d’Europa. Sta di fatto che anche i casa sovranista, sono giustificate le preoccupazioni del bulletto Orban e dei suoi accoliti del “Club Visegrad” che all’indomani dell’annuncio della costituzione del nuovo gruppo parlamentare europeo, “Patrioti per l’Europa”, potranno vedersi sfilare il potere di gestire la nuova formazione se la bionda Marine, desse a far intendere di volerci entrare. Infatti i parlamentari europei della Le Pen risultano essere superiori in numero anche rispetto alla somma degli attuali tre promotori del nuovo gruppo. Nel Bel Paese di apprensione per l’attuale maggioranza ce n’e sono quantità rispetto al voto francese, prima europeo, poi nazionale. La partita sembra essere tutta nel chi stringerà l’amicizia più forte con la figlia del patriottismo d’Oltralpe. Da un lato Matteo Salvini da sempre fan accanto di Le Pen, dall’altro Giorgia Meloni che vorrebbe tentare un asse con linea prioritaria e senza interferenze (Salvini) tra le due donne, destre, d’Europa. Detto questo e passata la sbornia elettorale continentale che, alla fine, vedrà la ricostituzione della precedente legislatura, la cosiddetta “maggioranza Ursula”, l’attenzione è posta al risultato delle urne di domenica scorsa in Francia dove il terremoto politico ha preso la forma del nazional-sovranismo più becero, almeno all’apparenza, quello del Rassemblment National. In una tornata elettorale veloce, dai toni durissimi e con un affluenza alta che da tempo non si registrava in Francia (circa il 67%), la formazione di Marine Le Pen ha ottenuto, alla fine, il 29% dei voti che unitamente al circa 4% dei Repubblicani di Erik Ciotti raggiungono il 33,1% che in termini numerici significherebbe l’assegnazione di seggi tra 295 e 310; ricordiamo che la maggioranza parlamentare transalpina e di 289 seggi. Una vera debacle per la quinta Repubblica che vedrebbe aggirarsi un nuovo spettro all’interno dei propri confini, questa volta non germanico ma balcanico/russo. Si, perché le politiche proposte dalla formazione sovranista fanno i paio con quelle del succitato “club” e si avvicinano molto al pensiero del quasi amico o forse anche di più Vladimi Putin. In realtà le posizioni sul conflitto russo-Ucraino seppur velate da opportuna e cinica europeista moderazione, propendono verso Mosca. Gli altri, comunque non sono stati a guardare perché il Nuovo Fronte Popolare delle sinistre ha ottenuto un buon 27,9% mentre l’Ensamble del presidente Macron si è fermata al 20%. In Francia, però, le elezioni non si chiudono al primo turno ma è previsto un secondo turno dove le cose andranno a definirsi. In che modo? Da un lato, abbiamo visto, la coalizione delle destre francesi che potrebbero raggiungere la maggioranza dei seggi e diventare per la prima volta e a 80 anni dallo sbarco in Normandia (destino beffardo) guida di del Paese. Dall’altro è già in essere, in modo quasi ovvio, l’accordo tra le liste del Presidente e il Nuovo raggruppamento delle sinistre guidate dal poco digeribile Jean Luc Melenchon che comunque, non nasconde il proprie posizioni filo russe e anti Israele. Tant’è, di meglio o di alternativo non c’è e i cugini d’Oltralpe rischiano veramente grosso con la concreta probabilità di un governo, a mio parere, di qualche punto più a destra del nostro italico, che vede in Forza Italia un motivo di moderazione rispetto alle farneticazioni nazional-sovraniste di Meloni e Salvini. A detta di molti osservatori e analisti politici Marine Le Pen non dovrebbe farcela e alla fine un Centro-Sinistra del tutto inedito e originale andrà a cercare di risollevare l’enorme frattura che ormai divide la Francia cercando, altresì, di traghettare il Paese verso i nuovi obiettivi europei e, soprattutto, continuando nel percorso presidenziale in atto; Jean Luc permettendo.
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