Politica

La memoria corta

Di Michele Petrocelli

In attesa dell’atto di prostrazione e vassallaggio della signora Meloni verso l’alleato Trump con la sua gita, il 17 aprile, gita di un giorno direbbero gli studenti a scuola, e nell’attesa di accogliere a Roma, con tutti gli onori del caso, il vicepresidente statunitense Vance il giorno 18 aprile che potrebbe accentuare le già larghe distanze tra il neo-pacifascista Salvini e sempre la signora Meloni, la settimana appena trascorsa, si è conclusa con il barbaro e infame attacco della domenica delle Palme, perpetrato dall’esercito russo nei confronti dei civili ucraini che andavano a messa e con il consueto bombardamento dell’aviazione israeliana che ha distrutto, con morti e feriti, l’ultimo ospedale della ormai città fantasma di Gaza, rileviamo una notizia che ci fa andare indietro nel tempo di oltre cinquanta anni e che vede coinvolti alti esponenti dell’italica politica contemporanea.

La data è quella del 12 aprile e più precisamente dell’anno 1973 quando in scontri di piazza a Milano, moriva sotto le schegge di una bomba a mano lanciata dal corteo, l’agente, ventiduenne, Antonio Marino.

La storia in sintesi è la seguente e i personaggi presenti, sorprendono ancora di più, a tanti anni di distanza.

Alcuni giorni prima di quello che fu definito il giovedì nero di Milano, il Movimento Sociale Italiano e i suoi giovani del Fronte della Gioventù indicono una manifestazione a Milano contro la cosiddetta violenza rossa e in segno di solidarietà verso Ciccio Franco da Reggio Calabria, che avrebbe dovuto tenere un comizio. La prefettura milanese, guidata da Libero Mazza, nega l’autorizzazione ma i democratici neo-fascisti vanno avanti lo stesso e alle 17,30 si radunano capeggiati da Franco Servello vicesegretario del MSI, dall’onorevole Francesco Petronio e, udite udite, dall’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, a capo del FdG e da suo fratello Romano, attualmente assessore della giunta regionale lombarda.

Il corteo si mette in marcia verso la prefettura e nel percorso occupano e devastano nell’ordine: la casa dello studente di Viale Romagna e il Magistrale Virgilio e ancora, nel tragitto, più volte caratterizzato da scontri con il terzo reparto celere della polizia, vengono lanciate due bombe a mano del tipo Srcm mod. 35. La prima ferisce alcuni passanti, la seconda centra in pieno l’agente Antonio Marino che resterà ucciso.

Questi i fatti.

La cosa che maggiormente ci fa rabbrividire oltre che la morte del giovane poliziotto consiste nella presenza dell’attuale presidente del Senato che proprio alcuni giorni fa, a seguito delle manifestazioni pro-Pal di Milano dove sono uscite alcune scritte che proponevano di sparare alla premier Meloni, ha detto: “Stanno giocando con il fuoco”, minacciando forti misure di stampo repressivo-fascista.

Le indagini successive su chi avrebbe lanciato le bombe portarono ad alcuni nomi importanti dell’epoca: Vittorio Loi e Maurizio Murelli che saranno poi riconosciuti attivisti del terrorismo nero degli anni ’70, ma anche, sembra, ai fratelli Ignazio e Romano La Russa che ovviamente, non furono mai toccati dalla giustizia. Chissà il potente genitore, Antonino La Russa, allora senatore della Repubblica fece in modo di insabbiare le responsabilità, quantomeno morali, degli accadimenti di quel giorni. Chi vivrà vedrà, ma per molti dirigenti dell’attuale politica nazionale sembra che i ricordi inizino a settembre 2022…

Fonte foto: web