di Sylvie Freddi
Il segretario di stato americano Marco Rubio ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatore del Sudafrica Ebrahim Rasoom, ovviamente su X.
Il commento che accompagna l’annuncio: l’ambasciatore “alimenta le tensioni razziali, odia gli Stati Uniti e odia il presidente”. Da settimane Trump accusa il governo del Sudafrica di confiscare le terre ai contadini bianchi tacciandolo quindi di razzismo.
Il Sudafrica è la patria di Elon Musk, Peter Thiel, David Sachs, un trio potente della Silicon Valley.
Steve Bannon ex consigliere di Donald Trump ai tempi della sua prima presidenza riferisce in una intervista: “Peter Thiel, David Sachs, Elon Musk sono tutti sudafricani bianchi. Dovrebbero tornarsene in Sudafrica. Perché abbiamo sudafricani bianchi, le persone più razziste del mondo, a commentare su tutto ciò che succede negli Stati Uniti?»
Questa brutale espulsione che va contro qualsiasi politica diplomatica è quindi figlia dell’influenza nella politica trumpiana di persone cresciute in una cultura di apartheid, nostalgici di un elitarismo da supremazia bianca ormai in declino.
Inoltre come non ricordare la denuncia di genocidio del governo Netanyahu, presso la Corte Penale Internazionale, perpetrata proprio dal governo del Sudafrica.
Ovviamente i rapporti tra USA e Sudafrica sono estremamente tesi. Il governo Trump con la sua politica aggressiva e dittatoriale sta sconvolgendo i delicati equilibri interni ed esterni al paese portandoci verso un futuro molto incerto.