Società

Gli idonei esclusi del Concorso PNRR: in un messaggio tutta la disperazione di un’insegnante

Una testimonianza drammatica, un grido di dolore che arriva da un messaggio giunto alla pagina Facebook dedicata agli idonei precari della scuola. Una voce, tra tante, che manteniamo anonima ma che racconta l’amarezza e la delusione di chi ha visto svanire il sogno di un futuro nell’insegnamento, nonostante il merito e il sacrificio.

“Ero una donna serena, realizzata nella mia professione, nella quale infondevo passione e dedizione, poiché amavo profondamente l’insegnamento e la vita in aula. Ho atteso il concorso con trepidazione, preparandomi con impegno e condividendo con i colleghi la preparazione. Mai avrei potuto concepire di ritrovarmi in questa voragine di disperazione.”

Sono le parole strazianti di un’insegnante che, pur avendo superato il concorso con il massimo dei voti, si ritrova ora senza prospettive. La sua storia è simile a quella di centinaia di idonei esclusi dal piano assunzionale del PNRR 2023/24, che oggi si sentono traditi dalle istituzioni.

“Ora mi trovo di fronte a una scelta straziante: frequentare i corsi di abilitazione – una tassa mascherata, un balzello iniquo imposto dallo Stato – o continuare a lavorare come badante, unica fonte di sostentamento per garantire ai miei figli un’opportunità di riscatto e mandarli via da questa regione di parassiti politici e fare fronte alle spese sempre più onerose.”

Un futuro negato, sogni infranti, un merito non riconosciuto. E il peso di un’ingiustizia che si fa insopportabile.

“Mi è negata persino la possibilità di sognare, di aspirare a un domani migliore in questa terra ridotta a brandelli, modellata sulle miserie di chi la governa, e che da insegnante che ha superato un concorso con 90 allo scritto e 90 all’orale si ritrova a fare la badante. Non apro più i social, né per sfogarmi né per leggere il nome di coloro che ci hanno condannati a questa sofferenza: il disgusto mi sopraffarebbe.”

Un’accusa dura, che chiama in causa le istituzioni e i sindacati, ritenuti complici di un sistema che ha tolto a questi insegnanti ogni certezza e ogni speranza. Il peso di una frustrazione che si traduce in rifiuto persino di accendere la televisione, di leggere i giornali, di ascoltare notizie che parlano di una scuola da riformare mentre chi merita ne resta escluso.

“Scrivo perché le testate giornalistiche tacciono, assoggettate e corrotte da un sistema marcio che ci ha derubati di tutto, persino della dignità. Eppure, quel concorso che abbiamo fatto con entusiasmo l’ho superato con merito. Ora, però, rifuggo ogni notizia, ogni trasmissione, ogni voce che possa rievocare questa ingiustizia.”

E il dolore si fa ancora più grande nelle notti passate a lavorare, lontano dai libri e dalla cattedra, con un unico pensiero fisso: l’amarezza di essere stati dimenticati.

“Ma nelle lunghe notti in ospedale o nelle case di estranei a cambiare pannoloni, perché si guadagna di più se lo fai, il mio pensiero non trova tregua: ogni istante è una maledizione per costoro. Scusatemi se non lotto con voi, non ce la faccio, non posso crollare per i miei figli.”

Questa testimonianza è un pugno nello stomaco e solleva interrogativi pesanti: quanti altri insegnanti vivono questo stesso dramma? Quale futuro per chi ha investito anni di studio e sacrifici in un sistema che non premia il merito?

Mentre la politica discute e i sindacati negoziano, la realtà è che decine di insegnanti idonei si trovano costretti a rinunciare alla loro vocazione. E la scuola italiana, invece di valorizzare il talento e la passione, continua a disperdere le sue migliori risorse. Quanti altri docenti dovranno arrendersi prima che qualcuno intervenga?

La risposta, per ora, resta sospesa nel silenzio delle istituzioni.