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Pena di morte: la profonda vergogna

Ci sono primati di cui andar fieri, come quello che riguarda il Granducato di Toscana, primo stato nella storia ad abolire la pena di morte nel 1786.
Esistono, invece, record per i quali provare profonda vergogna, come quello conquistato dall’Alabama, che, il 25 gennaio di quest’anno, ha utilizzato, per la prima volta al mondo, l’inalazione di azoto quale pena capitale per il condannato a morte Kenneth Eugene Smith.

L’ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America recita: “Non si dovranno esigere cauzioni eccessivamente onerose, né imporre ammende altrettanto onerose, né infliggere pene crudeli e inconsuete”. L’utilizzo dell’azoto prevede che il gas sia fatto inspirare attraverso una maschera per 15 minuti: il sopraggiungere dell’ipossia, vale a dire una carenza di ossigeno, compromette gli organi vitali fino a determinare la morte. Una tecnica considerata crudele e sconsigliata dai veterinari come eutanasia per gli animali. Amnesty International ha definito Kenneth Smith “una cavia”;  il portavoce italiano Riccardo Noury ha dichiarato: “pompare azoto per molti minuti per togliere ossigeno è una cosa terribile, una sofferenza atroce. Sembra quasi che la Corte abbia deciso di vedere come andava a finire con Smith per poi, eventualmente, vietare esecuzioni successive. Un esperimento nell’esperimento, dunque”. Scienziati, esperti, attivisti, esponenti delle Nazioni Unite hanno condannato apertamente tale procedimento, da considerare spietato ed equiparabile alla tortura. A dispetto di una chiara e aperta disapprovazione internazionale, l’Alabama, che ha introdotto dal 2018, insieme a Oklahoma e Mississippi, l’ipossia da azoto, ha deciso di procedere nei confronti dell’imputato, nel braccio della morte dal 1996 per l’omicidio di Elisabeth Sennet, commissionato dal marito della donna. Nel 2022 Smith era sopravvissuto all’iniezione letale, dopo innumerevoli tentativi di praticarla senza successo, che si erano protratti per ore, provocando un indicibile strazio.

Il 25 gennaio alle 3:25, ora italiana, Kenneth Smith è stato ucciso: il termine adoperato in casi simili è giustiziare, parola che rimanda a un’idea di giustizia distorta e snaturata. La giustizia di uno stato che non è in grado di prevenire i crimini, che non sa e non vuole educare i colpevoli, che è in grado solo di eliminare il problema, ponendosi sul medesimo piano dei delinquenti.

La morte è giunta dopo 22 minuti dall’inizio dell’operazione: durante questo tempo Smith ha mantenuto la coscienza per un po’, ha cominciato a tremare, contorcersi e tirare le cinghie con le quali era legato alla barella, ha respirato, prima, affannosamente, poi sempre più flebilmente fino a spegnersi.

Ventidue minuti di privazione dell’ossigeno: una morte rapida, umana e indolore!

Prima di morire Kenneth Smith ha detto: “Stasera l’Alabama fa compiere all’umanità un passo indietro. Me ne vado con amore, pace e luce, vi amo. Grazie per avermi sostenuto, vi amo tutti”.

Stati Uniti, curioso paese, nella cui Dichiarazione d’indipendenza si proclama che “Tutti gli uomini sono creati uguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, tra questi diritti vi sono la Vita, la Libertà e il perseguimento della Felicità”. Curioso paese!

Foto copertina da web