Società

Sceriffi, guardoni e giustizieri

Aron è un pitbull, legato e arso vivo dal padrone, a Palermo, qualche giorno fa: la notizia scuote nel profondo l’opinione pubblica, le reazioni sono indignate, indignate a tal punto da sfociare in ira furiosa, che si riversa, incontrollata, sul responsabile del reato. L’atroce uccisione di un essere vivente ignaro e inoffensivo: un crimine, indiscutibilmente, efferato, da perseguire e condannare. L’autore un uomo senza fissa dimora, con problemi psichici, non curato nel modo adeguato, contro il quale gli sdegnati spettatori-videomaker  pretendono di farsi giustizia da sé: solo l’intervento delle forze dell’ordine evita che accada il peggio. Privati cittadini che aggrediscono verbalmente e fisicamente una persona, che dovrà essere sottoposta a processo; passanti che assurgono a giustizieri duri e impietosi.

Maltrattamenti, brutalità, violenze di vario genere imperversano all’interno nella nostra società: dibattiti vuoti e inutili con l’esperto o la specialista di turno, “mai più” di circostanza, accuse reciproche scambiate dai vari esponenti delle opposte fazioni politiche nel momento in cui accade il misfatto, quindi l’oblio e l’assordante silenzio.

Al capezzale del malato si accorre con medicine che ne possano garantire la guarigione. 
Anche una società afflitta da profondi mali necessita di una cura mirata, continua e assidua; nessuna formula magica, nessuna pozione miracolosa, bensì, come scriveva nel 1764 Cesare Beccaria, il ricorso all’educazione, giacché: “Il più sicuro ma più difficil mezzo di prevenire i delitti si è di perfezionare l’educazione.” Educazione, cultura, conoscenza che consentano agli individui di comprendere che l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni o, per dirla in modo semplice, il farsi giustizia da sé, li pone sullo stesso identico piano di chi ha compiuto il reato. Il rischio di un Far West popolato da sceriffi invasati e animati da un sacro fuoco giustizialista è, si passi la facile ironia, a un tiro di schioppo!

E ancora una volta Beccaria ci ricorda che: “Perché ogni pena non sia la violenza di uno o di molti contro un privato cittadino, deve  essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata ai delitti, dettata dalle leggi.” 

Artwork: EineBerlinerin