Cultura

Gli esami non finiscono mai!

“Gli esami non finiscono mai!”. Eduardo de Filippo, in tutta la sua teatralità, avrebbe così commentato le notizie sulle sperimentazioni di scuole senza voti e forse la sua tragicommedia dal retrogusto pirandelliano che ruota attorno al personaggio di Guglielmo Speranza, non è solo un vero capolavoro attraverso il quale l’autore punta a denunciare e smascherare l’ipocrisia medioborghese, ma la denuncia senza tempo verso una falsità ambigua e subdola che il mondo cela.

E’ proprio vero che gli esami non finiscono mai e che la vita ti pone sempre davanti a nuovi ostacoli, ma aver affrontato i capisaldi della cultura scolastica con un ritorno valutativo in termini di capacità e di competenze può solo rendere il cammino dei nostri giovani studenti più elastico e malleabile alle future avversità.

Il tema è tornato in auge a fronte della pubblicazione di un libro da parte di un professore di un liceo romano, il liceo scientifico Morgagni che, perseguendo un progetto pseudo-rivoluzionario denominato “Scuola delle relazioni e della responsabilità”, propone quadrimestri senza votazioni intermedie se non quelle di fine quadrimestre e anno, frutto anche di osservazioni “in itinere”.
Dal manifesto di queste “teorie” sedicenti innovative si evince: l’utilizzo efficace del tempo-scuola, l’apprendimento tra pari sviluppato con tecniche come il Jingsaw, la cura delle relazioni, l’uso «intelligente» dei compiti a casa, un clima sereno e cooperativo tra studenti e docenti, meno stress, più emozioni positive.

Ma questo manifesto non ha nulla di rivoluzionario: questo lavoro viene egregiamente svolto tutti i giorni da milioni di docenti che, in tutta Italia, cercano di rendere le ore di studio scolastico interessanti e partecipate, motivanti e interattive, stimolanti e coinvolgenti.
I gruppi di lavoro cooperativo, il setting d’aula predisposto al meglio sono fondamenti per ogni buon insegnante inclusivo e accogliente, quindi in sé il progetto non propone nulla di nuovo o mai sentito. Le valutazioni di ogni grado scolastico si muovono in direzione formativa per lo studente e il voto lascia ovunque il posto ad una visione globale dell’alunno.

Non è il voto che stressa l’alunno, ma l’idea di vivere al di fuori del mondo scolastico in un’epoca “all free” dove si ottiene un reddito senza lavorare, si studia la storia dell’arte senza poter osservare statue nude, dove corrono parole senza letteratura, scuole senza voti e vite patinate senza ostacoli o sacrifici.
Chiediamoci, quindi, se la scuola italiana è agli ultimi posti in Europa perché usiamo ancora i vecchi voti, o proprio perché abbiamo fatto tutto il possibile per eliminarli, se il nostro disinteresse per il merito, le nostre promozioni facili, le lauree brevi e programmi corti non siano stati la vera causa di questa decadenza scolastica in termini di determinazione e valore dell’insegnamento e della stessa Istituzione.

Lasciamo alla scuola l’ingrato compito di insegnarci la vita, lasciamo ai voti l’ingrata missione di essere i nostri primo ostacoli e, se gli esami non finiscono mai…Rimbocchiamoci le maniche e iniziamo a superarli!

Foto da Pixabay