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La libertà di Patrick Zaki

“Libertà va cercando, ch’è sì cara” é la frase che Virgilio rivolge a Catone nel Purgatorio dantesco per convincerlo a far proseguire il viaggio del sommo poeta verso la salvezza dell’anima e raggiungere, di conseguenza,  la libertà dal peccato.
Se dovessi descrivere in breve il periodo di prigionia di Patrick Zaki riprenderei certamente, con le dovute contestualizzazioni, questo verso del Purgatorio dantesco.

L’odissea che ha attraversato il giovane ricercatore egiziano in questi tre anni ha fatto il giro del mondo, ha commosso molto e ha spinto autorevoli personalità politiche e non solo, a mobilitarsi per lui. Sembrano particolarmente attuali in questo contesto le parole di speranza dell’ex presidente del Parlamento Europeo, Sassoli, il giorno della scarcerazione dello studente e l’invito a proseguire nel dialogo con le autorità egiziane.

L’arresto di Zaki é avvenuto nel Febbraio 2020 durante un viaggio in Egitto per ricongiungersi  alla sua famiglia. Il mandato d’arresto conteneva molti capi d’accusa che gli erano imputati dall’autorità giudiziaria: la minaccia alla sicurezza nazionale, la sovversione e, stando a quanto riportato da alcuni mezzi di informazione locali, l’incitamento contro lo stato egiziano.
Molti lo hanno definito un prigioniero di coscienza per aver  espresso con fermezza la propria opinione politica e per aver ribadito l’importanza della tutela dei diritti umani, sempre più importanti nel processo di costruzione di una società più equa e solidale.
Il fine del suo impegno sociale e politico é sempre stato la difesa dei più deboli. L’obiettivo, quello di portare la democrazia nel suo Paese di origine. Un’ardua impresa per la quale lui stesso dichiara di “pagare il prezzo delle sue scelte”.

Ma se sopravvivenza si coniuga bene con resistenza, possiamo certamente dire che durante tutto il periodo della detenzione il giovane Zaki non é mai stato lasciato solo, in modo particolare dalla “sua” Bologna e da quell’ambiente universitario che lo ha adottato culturalmente e lo ha sempre fatto sentire a casa anche nei momenti più delicati della sua vita.  Ma l’arma che lo ha reso più forte di tutti é stato senza dubbio lo studio; lui stesso lo ha più volte definito come “la mia resistenza”.
Qualche giorno fa Patrick Zaki é stato proclamato dottore in lettere moderne, riportando la votazione di 110 con lode. Una storia intensa, emozionante, racchiusa nella tenacia di un ragazzo capace di superare tutti gli ostacoli pur di raggiungere il suo obiettivo,  la laurea.

Dal fronte politico sono arrivate soddisfazioni per la notizia del suo rilascio dopo la condanna a tre anni di carcere pronunciata lo scorso 18 luglio. È doveroso riconoscere che la liberazione di Patrick è il risultato di una lunga e silenziosa operazione diplomatica portata avanti dal governo italiano e quello egiziano di Al-Sisi, destinata  ad influire positivamente sui futuri rapporti  tra le due nazioni oltre che sullo scacchiere europeo dove la premier italiana potrà spendere l’alta considerazione che l’Egitto ha del proprio Esecutivo.

Nei giorni scorsi il neolaureato ha fatto ritorno nel Belpaese con un volo di linea diretto a Milano. Questo particolare ha alimentato polemiche legate soprattutto al rifiuto dell’aereo di Stato che lo avrebbe obbligato alla passerella istituzionale  con le più alte cariche dello Stato.
Una parte della stampa non ha fatto mancare i confronti, specie con i marò Latorre e Girone che, in obbedienza ai valori della Repubblica e in segno di gratitudine, decisero di accettare il volo di Stato per far rientro in patria. La questione é subito rientrata con i ringraziamenti che Zaki ha rivolto a tutto il governo italiano per l’incessante lavoro di questi mesi e per il sostegno morale prestatogli durante la sua reclusione.

Abbiamo salvato e riportato a casa un figlio adottivo, ma questo non ci porti a sacrificare la verità su un altro nostro figlio: Giulio Regeni. É necessario continuare a cercare la verità anche alla luce del rafforzamento dei rapporti bilaterali con l’Egitto. Lo dobbiamo a lui prima ancora che alla sua famiglia e a quanti si sono spesi per questa vicenda.