Cultura

Nuccio Ordine ci ha insegnato l’utilità dell’inutile

“Nuccio Ordine è morto. D’improvviso, non c’è stato saluto. Nulla. Vorrei esser credente per ricevere conforto dal credere che a braccia aperte ci sia Giordano Bruno a riceverlo sulla soglia di una distesa, in quei campi elisi che accolgono le anime dei cercatori di luce. Ma non lo sono e tutto è solo un acquerello dipinto dalla mia volontà di superare il buio”. Così, sulla sua pagina Facebook, Roberto Saviano ha salutato Nuccio Ordine, scomparso il 10 giugno a 64 anni e considerato uno dei più stimati e conosciuti intellettuali italiani a livello internazionale.

Un improvviso malore e subito il ricovero all’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza e poi l’annuncio che tutti temevano, perché le sue condizioni erano apparse fin da subito molto gravi. La notizia della sua scomparsa suscita cordoglio e scuote tutti, a cominciare dalla sua Diamante, il paese in Calabria dove era nato e con il quale aveva un legame indissolubile : “Senza le parole e le idee di Nuccio Ordine saremo tutti più soli”, ha detto il Sindaco, Ernesto Magorno.

Nuccio Ordine era considerato unanimemente uno dei maggiori esperti del Rinascimento e dell’opera di Giordano Bruno e al filosofo nolano ha dedicato diversi saggi. Ordinario di Letteratura italiana all’Università della Calabria, era al contempo Visiting professor nei più importanti atenei statunitensi ed europei e tra gli altri: Yale, New York University, Sorbona, Warburg Institute e l’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt. Pur avendo la possibilità di poter ottenere una cattedra ordinaria nei più prestigiosi atenei mondiali, non ha mai voluto recidere il legame con l’Università cosentina di Arcavacata, nella quale si era formato.

Di recente, in una intervista rilasciata al giornalista Pino Nano, aveva detto “Lo avevo giurato a me stesso, appena laureato. Qualunque cosa mi avessero offerto fuori e lontano dalla Calabria, l’avrei rifiutata a priori. Perché dovevo restituire alla mia terra e alla mia università quello che i miei maestri del tempo mi avevano trasferito e donato. Sentivo di avere un dovere morale da adempiere con i calabresi, che era quello di ricambiare quello che io avevo avuto da questo Campus”.

Per usare le parole del sociologo Vito Teti “Nuccio Ordine ha rappresentato al meglio il ‘prototipo’ dell’intellettuale e del ‘genio calabrese’ capace di muoversi tra luogo e Mondo, tra grande tradizione filosofica meridionale e alta cultura internazionale”. E il Mondo ha riconosciuto il suo valore con le più alte onorificenze e i premi letterari più importanti. Un lungo elenco che si era impreziosito con il conferimento, circa un mese fa, del più prestigioso riconoscimento culturale spagnolo: il premio “Principessa delle Asturie”. Ordine lo avrebbe dovuto ricevere ad ottobre dai reali di Spagna ed il terzo italiano ad essere insignito del premio, dopo Indro Montanelli e Umberto Eco. E sì, perché i libri di Nuccio Ordine sono letti e tradotti in tutto il globo.

Il suo successo editoriale più clamoroso “L’utilità dell’inutile” (Bompiani), dopo aver primeggiato nelle classifiche spagnole e francesi, è stato pubblicato in 32 paesi divenendo un best seller globale. Il libro è un vero e proprio “manifesto” nel quale Ordine, attraverso i classici della letteratura mondiale, sostiene che è utile, anzi essenziale, ciò che per una società mercantilista è considerato inutile, ossia i saperi, e che la cultura umanistica stessa, così come l’istruzione, non possono essere piegati alle leggi di una sterile mercificazione. Non è una frase fatta, dire che Nuccio Ordine lascia un vuoto, nella cultura mondiale così come nell’affetto di tutti, testimoniato prima ad Arcavacata e poi nella sua Diamante da quanti lo hanno voluto salutare. Sui social si susseguono messaggi e testimonianze che ricordano l’umanità e la generosità del professore.

Con Nuccio Ordine la cultura europea perde una voce libera e profonda, chi ha avuto la fortuna di conoscerlo o di essere stato suo allievo perde la presenza di un “maestro di vita”, un mentore, di un intellettuale coerente, fino in fondo, con il senso di umanità di cui parlava nei suoi libri e nelle sue lezioni.