Cultura

Don Milani, 100 anni dalla nascita. Il prete che abbracciò la causa degli ultimi

27 maggio 2023 – A Barbiana (Firenze) si apre il centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani, il giovane rampollo che a vent’anni decide di indossare l’abito talare e di sposare la causa degli ultimi.

Lorenzo era figlio di una delle famiglie più colte e benestanti della Firenze degli anni Trenta. La madre, che proveniva da una famiglia di ebrei boemi, era stata allieva di James Joyce, mentre il padre, che aveva studiato da chimico, aveva la passione per la letteratura.

Il desiderio di Dio e la sete di giustizia trasformano il rampollo irrequieto della famiglia Milani in un sacerdote. Nel 1947, dopo la sua ordinazione, Don Milani cominciò a scontrarsi con certe regole della Chiesa che ai suoi occhi erano lontane dal Vangelo. Le sue posizioni contro la curia lo portarono a Barbiana, una piccola frazione di montagna nel comune di Vicchio, in Mugello.

A Barbiana Don Milani entra a contatto con una realtà di povertà e di emarginazione. Un mondo diverso dalla sua adolescenza, dagli anni in cui frequentava il corso di pittura presso l’Accademia di Brera, dalla frequentazione con Tiziana Fantini, per la quale il giovane rampollo si era infatuato e, alla quale, nel 1942 confiderà: mi farò prete.

Il giovane sacerdote si scontrò dunque con la dura realtà di adolescenti che vivevano in condizioni di analfabetismo, bambini vittime di una subordinazione sociale e culturale.

In questo contesto Don Milani riuscì a portare quei principi fondamentali del Vangelo come l’amore verso il prossimo. Per risollevare le sorti in quella landa di terra tra le montagne del Mugelllo, Don Milani abbraccia i poveri per donare il suo raffinato sapere. La sua visione diede vita al cosiddetto “modello Barbiana”. Una scuola che si preoccupava di includere gli ultimi, i figli analfabeti di contadini e operai, a volte non senza qualche scapaccione. La sua scuola era alloggiata in un paio di stanze della canonica annessa alla piccola chiesa di Barbiana. Un modello di scuola democratica che si preoccupava di garantire un livello minimo di istruzione mediante un insegnamento personalizzato.

In quegli anni, dall’altra parte dell’oceano, il pedagogista statunitense John Dewey elaborava una scuola ispirata al concetto di democrazia: un’istituzione scolastica basata sulla partecipazione diretta degli alunni alle attività didattiche, in cui i discenti diventano i protagonisti principali. Un modello di scuola che Don Milani adottò a Barbiana, un vero e proprio luogo collettivo per l’acquisizione del sapere.

Si evince che Don Milani avesse anticipato i tempi per un modello di scuola inclusiva e partecipativa. Un modello che ebbe il suo seguito nella Costituzione italiana, in cui i padri fondatori vollero garantire una scuola in cui lo Stato si erge come garante dell’istruzione: art. 33, La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. – art. 34, La scuola è aperta a tutti.

Don Milani morì prematuramente a soli 44.