Società

Il lavoro in un mondo che cambia

Il 1° maggio 1886 rappresenta una data importante nella storia del movimento operaio e sindacale americano: la Federation of Organized Trades and Labour Unions, in occasione del 19º anniversario dell’entrata in vigore della legge dell’Illinois scelse questa data come come scadenza per l’estensione in tutto il paese della legge sulle otto ore lavorative. Tale decisione, se non fosse stata rispettata, avrebbe portato ad uno sciopero generale a tempo indeterminato.
Oggi, a distanza di 137 anni, il mondo del lavoro è profondamente mutato. L’evoluzione tecnologica, l’andamento demografico e i cambiamenti ambientali rappresentano delle vere e proprie sfide per le persone e per le società. In questo contesto, l’acquisizione di competenze adeguate si rivela essere fondamentale per il benessere individuale e collettivo.
L’adattamento a tali cambiamenti richiede un costante aggiornamento delle competenze professionali, nonché un’apertura mentale verso nuove forme di lavoro e di una nuova organizzazione del lavoro. La loro acquisizione e il loro continuo aggiornamento rappresentano un investimento prezioso per il benessere individuale e per la crescita economica e sociale del nostro paese.

Di molteplici competenze ha bisogno il mondo di oggi. L’Europa è da tempo impegnata a valorizzare le competenze, le forme del lavoro e il benessere sociale dei propri cittadini, di fatto, si occupa di noi. Ma quale è la fotografia allo stato attuale?

Si stima che circa il 40% dei datori di lavoro non riescono a trovare persone con le competenze richieste per far fronte alle loro esigenze, mentre sono troppo poche quelle che dispongono delle capacità e del sostegno necessari per poter realisticamente avviare un’attività in proprio; una percentuale troppo elevata di europei – uno su cinque – ha difficoltà a leggere e scrivere e ancora più persone hanno scarse competenze matematiche e digitali: inoltre solo 4 adulti su 10 seguono corsi di formazione professionali.

In Europa, purtroppo (a parere di chi scrive), l’istruzione e la formazione sono di competenza degli Stati membri. Il mercato del lavoro, i sistemi scolastici e universitari sia regionali che nazionali sono confrontati a sfide specifiche, ma gli Stati membri registrano problematiche e opportunità analoghe.
Se prendiamo come esempio oltre gli stati membri, l’Italia e il Regno Unito, ci rendiamo conto di quanto i dati siano preoccupanti: secondo l’INAPP la percentuale di popolazione tra i 25 e i 64 anni che partecipa a corsi di qualificazione professionale è del 9,9% per quanto riguarda l’Italia e la mancanza di sviluppo di competenze trasversali sta costando 22,2 miliardi di sterline all’anno nel Regno Unito (KPMG).

Il 2023, secondo la Commissione Europea, è l’anno delle competenze. Ecco perché l’agenda europea delle competenze, varata a luglio 2020 (in corso di revisione), definisce un piano quinquennale per dotare i cittadini europei di competenze più avanzate. È necessario pertanto un investimento in tal senso che guardi al domani ed al futuro delle prossime generazioni. Oltre € 85 miliardi di investimenti 16 dei quali per migliorare e ampliare il progetto Erasmus. L’Europa guarda al futuro.
Il lavoro continua pertanto ad essere al centro delle politiche pubbliche. Come diceva Adriano Olivetti: “pensiamo alla fabbrica per l’uomo e non l’uomo per la fabbrica”.