Europa Società

Alfredo Cospito decide di adire la Corte Europea dei Diritti Umani


Era questione di tempo. Il parere negativo della Corte di Cassazione di revocare il regime carcerario del 41 – bis a cui è sottoposto l’anarchico Alfredo Cospito, apre la strada verso la Corte di Strasburgo.
Per i meno scettici, la revoca del decreto applicativo del carcere duro a cui è sottoposto Cospito – senza attendere la decisione della Corte di Cassazione – era attesa lo scorso 13 gennaio, successivamente all’istanza presentata al Ministro della Giustizia Nordio, che ha il potere di disporre un riesame di revoca del 41- bis. Nella realtà respinta.
Dalla sentenza della Cassazione si evince che Cospito, detenuto al carcere duro e in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso, presenta caratteristiche di “evidente pericolosità e potrebbe continuare ad essere, se sottoposto a regime ordinario, punto di riferimento e fonte delle linee programmatiche criminose e degli obiettivi da colpire”.
Non resta che un canale di ultima istanza: adire la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Esaurite le vie legali interne, dunque, i legali di Cospito decidono di ricorrere a Strasburgo.

Ma facciamo un passo indietro per capire le motivazioni che portarono Alfredo Cospito alla detenzione carceraria del 41 – bis, regime che in genere è applicato a coloro che appartengono alla criminilità organizzata.
Cospito è un anarchico, considerato dagli inquirenti uno dei leader della FAI (Federazione Anarchica Informale), “associazione a delinquere con finalità di terrorismo”. Nel 2012 fu arrestato, insieme all’amico Nicola Gai, per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare.
Nel 2006 furono fatti esplodere due ordigni contro la Caserma dei Carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Per tale attentato, nonostante Cospito fosse in carcere, fu condannato a 20 anni di reclusione con l’accusa di strage. Nel maggio 2022 l’allora ministra della giustizia Marta Cartabia ha ritenuto che Cospito rappresentasse un pericolo per lo Stato a causa dei continui articoli che inviava ai giornali, in cui usava parole come: lotta contro lo Stato, insurrezione etc. Per tale motivo la ministra ha ritenuto che le sue parole fossero “documenti destinati ai propri compagni anarchici, invitati a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci”.

La ratio del cd. carcere duro ha lo scopo di evitare che i detenuti abbiano rapporti con l’esterno e, quindi, di comunicare eventuali ordini. Questi, forse, i fatti che potrebbero condizionare negativamente la revoca del 41 – bis, malgrado l’anarchico torinese sia in sciopero della fame ormai da mesi?
Il prolungato rifiuto di cibo da parte di Cospito pone una serie di interrogativi, primo fra tutti, l’integrità fisica e il diritto alla vita. Nonostante le condizioni di salute siano estreme, dopo la sentenza della Cassazione, l’anarchico prosegue la battaglia dello sciopero della fame sospendendo anche l’assunzione di integratori.
La Corte di Strasburgo in una recente sentenza ha osservato che il diritto alla vita e all’integrità fisica (art.2) deve essere tutelato dallo Stato. D’altra parte, lo Stato non potrebbe somministrare arbitrariamente alimenti contro la volontà della persona. La stessa Cedu ricorda che tale pratica costituirebbe una violazione dell’art. 3 – trattamento inumano e degradante – quando la reale finalità delle autorità non sia tanto “salvare la vita”, quanto reprimere una protesta.

Nel 2018 la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per avere rinnovato il 41 – bis a Bernardo Provenzano in punto di morte. Un precedente giuridico che potrebbe far presagire una ulteriore condanna dello Stato italiano in violazione dell’art. 2 e 3 della Cedu, perchè metterebbe a rischio la vita e l’integrità fisica del detenuto.

Al momento si attende la conclusione del procedimento di ammissibilità del ricorrente presso la Corte di Strasburgo e, qualora l’esito fosse positivo, attendere la sentenza definitiva.