Cultura

Io sono Rino


 Il 2 giugno 1981, all’età di trent’anni, in seguito a un incidente stradale a Roma Rino Gaetano perse la vita. Vogliamo omaggiare questo artista geniale, ironico e voce fuori dal coro dell’Italia degli anni ‘70, capace di dire verità scomode con poesia tagliente, nonsense apparente e malinconia nascosta dietro il sorriso. 

Io sono quello che canta con il cuore nudo.
Mi hanno detto che facevo ridere, e ridevo anch’io, ma con la gola piena di spine e lo stomaco in rivolta.
Ho amato le parole storte, quelle che nessuno voleva, perché erano troppo libere per essere educate.
Mi chiamavano pazzo, buffone, profeta. Ma ero solo un ragazzo che voleva cantare il rumore dei pensieri quando tutti fanno finta di dormire.
C’era l’Italia che tremava sotto i piedi e io ci camminavo sopra come su una riga sottile, tenendo in equilibrio le bugie dei potenti e i sogni degli ultimi.
Non cercavo l’ordine: cercavo la scintilla nel caos, l’umano nell’assurdo.
Non mi hanno capito, o forse sì —e per questo hanno fatto finta di non sentirmi.
Faceva paura il suono della mia libertà.
Io volevo solo dire  che la vita, a volte, è bella proprio quando non ha senso.
E che l’amore…l’amore non si spiega.
Se mi cerchi, sono ancora lì: nella voce rotta di chi sogna.
Mi troverai ogni volta che un ragazzo con una chitarra canta controvento, ogni volta che una verità scomoda si traveste da barzelletta per farsi ascoltare.
Io sono ancora lì, seduto all’angolo della Storia, con una margherita in tasca e una bomba d’amore nel petto.