Europa Politica

Appello ai giovani: l’Europa del futuro riguarda voi, andate a votare.

Nel mio ruolo istituzionale di consigliere comunale a Cosenza, vorrei con grande rispetto, ma convinzione, rivolgermi ai giovani e in particolare a coloro i quali l’8 e il 9 giugno si recheranno per la prima volta alle urne. Tra questi, mia figlia e molti suoi compagni di scuola.

Dal disorientamento di molti di voi, comprendo quanta alienazione generale ci sia rispetto a temi che avrebbero dovuto essere centrali in questa campagna per le elezioni europee, che in realtà ha finito per concentrarsi, almeno in Italia, più su aspetti di politica interna e di competizione tra i leader delle diverse forze politiche, che non sulle questioni che potrebbero cambiare il volto dell’Europa.

Il primo appello è quello di esercitare il diritto di voto, di non delegarlo ad altri, di sforzarvi di individuare un vostro sogno dell’Europa, che mi auguro possa coincidere con quello di De Gasperi, Adenauer e Schumann, tra i padri fondatori del sodalizio europeo, di uno spazio libero e democratico, nel quale ogni singolo veda riconosciuti i propri diritti e le proprie opportunità di crescita umana e professionale in un clima di pacifica convivenza tra i popoli e dove particolare attenzione sia assegnata ei temi della sicurezza sociale e del rispetto dell’ambiente circostante.

Molti coetanei o ragazzi prima di voi, negli anni hanno colto concretamente le opportunità offerte dall’Europa e voi stessi lo fate forse inconsapevolmente ogni giorno, utilizzando tecnologie avanzate nelle scuole, trasporti, strutture viarie e sanitarie finanziate dalla stessa Unione Europea, al punto da non percepire ormai più come potrebbe essere o come sarebbe stata la vita senza di essa.

Dal 1987 l’Erasmus ha permesso a 15 milioni di ragazzi di frequentare gratis una università straniera e dal 2014 il programma, esteso agli studenti delle scuole superiori, ha messo a diposizione 26 miliardi, finanziando oltre 10 milioni di borse di studio all’estero. Programmi come questi hanno creato una vera “generazione Erasmus” che ora non può certo disconoscere la mole di opportunità che l’appartenenza europea garantisce, facendola apparire quasi scontata. Per non dire del successo contro l’epidemia Covid, grazie all’acquisto centralizzato e alla distribuzione gratuita dei vaccini.

Né ci si può illudere che indietro non si torni, perché è chiaro il tentativo dei partiti di estrema destra e nazionalisti di svuotare dall’interno e del suo stesso senso l’Europa, mettendone in luce le fragilità e non rafforzandone le potenzialità. Senza l’Europa il nostro, come gli altri, sarebbe stato un Paese isolato, povero, debole, esposto ai continui rischi di un’aggressione. Del resto, prima dell’Unione, c’erano solo guerre tra Italia e Austria, Francia e Germania. Oggi non c’è più la coscrizione di leva obbligatoria.

Poter circolare liberamente, poter vivere dappertutto con i diritti di un cittadino, titolare di un proprio status democratico (status negato in moltissimi altri Paesi nel mondo), è una grande conquista che è stata raggiunta negli anni caratterizzati da un largo pacifismo. Il fatto che oggi l’Europa sia invece minacciata ai suoi confini dai venti di guerra, a seguito dell’aggressione subita da un Paese, l’Ucraina, che chiede di essere ammesso, costituisce la dimostrazione di quanto valga la Pace, di quanto valga lo stare insieme, di quali prospettive rechi con se’, anche e soprattutto sul piano degli equilibri economici mondiali, con una Cina che ha ormai una politica estera indipendente dalla Russia, appartenere a un consesso comune ed anzi rafforzarlo nelle sue componenti ancora non del tutto coalizzate, come quelle della difesa e di un debito comune europei.

E’ altrettanto essenziale, certo, scegliere rappresentanti che abbiano le competenze adeguate ad un contesto legislativo sempre più influente, per non dire vincolante, sui livelli normativi di rango inferiore, nella gerarchia ormai sovranazionale delle fonti del diritto. Pensiamo a quante opportunità e quanti fondi sono destinati dall’Unione europea al Mezzogiorno e a quanta contraddizione ci sia, oggi, in chi invoca un’autonomia differenziata, che farebbe arretrate quest’area del Paese lungo la traiettoria dello sviluppo e dei diritti di cittadinanza più elementari. Il Sud ha bisogno di più, non di meno Europa. Di solidarietà e coesione, non certo di egoismo territoriale e di politiche divisive dell’unità nazionale.

Non vi sarà sfuggito il recente interventismo dei vescovi italiani sui dossier più caldi della politica e dell’agenda del governo. Opportuna ed efficace la loro presa di posizione sul tema dell’autonomia differenziata, le preoccupazioni espresse in merito alla riforma su premierato, che sono valsi (a loro merito!) gli strali di certa politica, che addirittura li accusa di conoscere poco i testi, mentre sta disabituando essa stessa i giovani all’approfondimento propinando un linguaggio diretto e quantomai basilare.

Accodandomi all’invito già pronunciato dal presidente della Conferenza Episcopale, cardinale Zuppi, dal Santo Padre e dal presidente Mattarella, voglio chiedervi di partecipare attivamente alla costruzione del sogno di Europa, una costruzione che non si è ancora interrotta, ma che è in via di progressiva realizzazione. La posta in gioco di queste elezioni è molto alta e attiene alla sua stessa sopravvivenza, legata alle nuove maggioranze che si determineranno nel suo Parlamento, che provvederà nei mesi successivi alla nomina della futura o futuro Presidente dell’Unione.

La presidente uscente Ursula von der Leyen è uscita da una votazione molto trasversale (la cosiddetta” maggioranza Ursula”) che la vide prevalere per solo una decina di voti. La ricerca di nuovi equilibri in Europa oggi sarà molto più difficile considerato il tentativo di Le Pen di sganciarsi dalle destre estreme e di creare una nuova alleanza tra con i conservatori di Giorgia Meloni. Questo non potrebbe che allontanare partiti più attenti ai temi di solidarietà europea, come verdi e socialisti, dall’appoggiare un candidato comune alla presidenza.

Allora e per concludere, cari giovani, vi invito, senza paternalismi, ma con fiducia e stima nella vostra capacità di discernimento, a valutare verso quale direzione vogliate che il sodalizio europeo muova i suoi passi: verso una confederazione di Stati più forte e integrata, come già auspicato da Altiero Spinelli, ovvero verso il ritorno agli staterelli nazionali per come vorrebbero i Paesi frugali e dell’estrema destra?

Non fate che siano solo gli adulti a decidere per voi. Quello di cui parliamo è un futuro che vi riguarda molto di più di quanto riguardi noi. Prendetevelo in mano attraverso il diritto inalienabile di voto e decidete voi dove condurre il treno che le generazioni precedenti hanno, con grandi sacrifici ma anche grande lungimiranza, costruito e messo sui binari. Auguri e buon voto!