In occasione dell’uscita del suo ultimo libro, Il Napoli di Guancianera, abbiamo avuto l’onore di intervistare Stefano Buccafusca. Figlio del celebre giornalista che si celava dietro lo pseudonimo di Guancianera, Buccafusca ci accompagna in un viaggio affascinante attraverso le memorie sportive e sociali di una Napoli degli anni ’50, riportando alla luce articoli ingialliti dal tempo ma ricchi di passione e storia. In questa intervista, l’autore ci svela i retroscena della creazione del libro, le emozioni legate alla riscoperta degli scritti di suo padre e l’importanza di quei racconti, ancora oggi attuali, per comprendere non solo il passato glorioso della squadra partenopea, ma anche la resilienza e lo spirito di una città in costante rinascita.
Stefano Buccafusca è giornalista professionista dal 1989, caporedattore dell’ufficio centrale del TgLa7, in precedenza caporedattore della redazione multimediale. Fin da piccolo ha coltivato la passione per il giornalismo accompagnando il padre Emilio (Guancianera) nelle redazioni del “Roma” e de “Il Mattino”. Esordi giornalistici a Napoli dove è nato e cresciuto. Ha collaborato con Napoli Oggi, Il Giornale di Napoli e il mensile Nike. Dal 1986 al 2001 è stato capo ufficio stampa di Telemontecarlo. Da sempre tifoso del Napoli.
Qual è stata la tua principale fonte d’ispirazione nel dare vita a “Il Napoli di Guancianera?
Certamente la magnifica galoppata del Napoli verso lo scudetto di un anno fa. Ma in particolare sono stato spinto a mettere insieme questo libro dopo la larga, e direi inaspettata vittoria contro l’Ajax nell’ottobre 2022.
E la parte più emozionante del processo di ricerca e scrittura di questo libro, qual è stata?
Il libro è una raccolta di articoli scritti da mio padre Emilio fra il 1952 e il 1956. Si firmava con lo pseudonimo Guancianera, e il lettore capirà poi il perché. L’emozione è stata leggere e rileggere più volte questi articoli. Provando ad immaginare la Napoli del tifo calcistico descritta da mio padre. Credo però che il lavoro di ricerca non sia finito e spero di trovare altri suoi articoli ben custoditi nell’Emeroteca Tucci di Napoli.
Come hai affrontato la sfida di trasformare articoli d’epoca in un libro moderno?
E’ stata una riflessione lunga e ponderata, legata al fatto che la scrittura di questi articoli potesse aver bisogno di una intermediazione per il lettore di oggi. Ma poi in realtà ho lasciato inalterato il contenuto per invitare chi legge a proiettarsi in quel linguaggio giornalistico, a tratti molto futurista, e in quell’epoca della Napoli anni ’50.
Come descriveresti l’impatto che il periodo storico descritto negli articoli ha avuto sulla città di Napoli e sulla squadra di calcio?
Lo definirei un impatto ad alto tasso passionale, come è d’altronde nell’animo della città. Bisogna peraltro ricordare come a Napoli, il calcio fra il dopoguerra e gli anni ’50, fosse un collante dalla forte condivisione popolare. Le aspettative erano altissime e i giornali unico punto di riferimento per gioie e dolori dei tifosi.
Qual è stata la cosa più sorprendente che hai imparato sulla storia del Napoli attraverso questa esperienza?
Mi ha colpito come fosse un deja vu del presente: il patron era l’armatore Achille Lauro con interessi nella politica, poi il clamore suscitato per l’acquisto del giocatore svedese Jeppson per oltre 100 milioni di lire. Mi ricordano un passato molto più vicino a noi….
C’è qualche aneddoto o curiosità che hai scoperto durante la scrittura che vorresti condividere con i lettori? Puoi svelarci anche il significato dello pseudonimo Guancianera
In un articolo di quelli pubblicati nel libro c’è un riferimento al fondatore del futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, scomparso nel 1944. Un riferimento molto vago. Ma in realtà mio padre era uno dei suoi giovani seguaci. Un dettaglio che non volle mai far risaltare pubblicamente e che venne alla luce solo molti anni più tardi.
Quanto al significato di Guancianera è la trasposizione in latino di Buccafusca, bucca=guancia e fuscus=nera.
Che tipo di reazioni ti aspetti dai lettori, specialmente dai tifosi del Napoli? Da allora a oggi come è cambiato il tifo e il tifoso?
Mi aspetto di sollevare soprattutto curiosità ed interesse verso la storia del club in quegli anni. Perché dopotutto il tifo ed il tifoso non sono cambiati molto nelle loro caratteristiche essenziali. E’ cambiato e di molto invece il sistema calcio. Ma questa è un’altra storia.