Società

“Scusate il disagio, ho soltanto ucciso una donna”

“Gli amici che ti fai quando hai sedici, diciassette, vent’anni hanno una qualità, hanno una specialità che nella vita sarà poi irripetibile. Avrai altre amicizie, anche molto qualificate, ma qualcuno che ti fosse testimone quando potevi ancora essere tutto… Quello non si ripete!” (Michela Murgia)

Venerdì 12 aprile 2024: un giorno come tanti, un giorno speciale per molti, un giorno speciale per me, un giorno tragicamente pesante per altri. Mi sveglio presto come sempre, il sole fa capolino tra i palazzi e mi illumina dritto il viso mentre come ogni mattina respiro sul balcone la freschezza del mattino. Oggi il meteo su Milano ed hinterland ci propone una giornata serena e soleggiata. Oggi è il mio compleanno e, avendo ormai superato il mezzo secolo, i ricordi affiorano in quantità esorbitanti riportando alla mente e al cuore risate, momenti di gioia e di sconforto, volti che hanno attraversato la tua vita, volti di chi non c’è più. Mio malgrado negli ultimi anni quest’ultima lista è aumentata.

La mia giornata trascorre serena tra auguri più o meno sentiti e stretta alla mia famiglia da cui raccolgo l’amore che mi serve per affrontare il mondo.

Non lontano da me, in un’aula del Tribunale di Monza, una famiglia, o meglio ciò che ne rimane, attende un verdetto da una corte di giustizia.

E’ la famiglia di Sofia Castelli, giovanissima donna uccisa nel sonno dall’ex fidanzato lo scorso 29 luglio a Cologno Monzese, uccisa con l’inganno, uccisa con la barbarie da un essere che le predicava amore, uccisa perché considerata oggetto di possesso, uccisa a soli 20 anni “QUANDO POTEVA ANCORA ESSERE TUTTO!”

Eppure solo 24 anni di pena sono stati inflitti per un femminicidio così efferato, considerando delle probabili attenuanti generiche che lasciano familiari e amici della vittima nel baratro di non aver neanche ricevuto giustizia per Sofia che quel “tutto” meritava di viverlo.

In fondo, il colpevole si è scusato per il disagio in una delle ultime udienze, come se avesse ritardato ad un appuntamento o avesse macchiato la tovaglia nuova con il ragù.

Ritorno per un attimo ai miei vent’anni; io, come forse avrebbe fatto Sofia, gli unici 24 che rifiutavo erano quelli dei voti universitari per esami che non avevano preso la piega giusta. Oggi questa blanda pena io la rifiuto per me, per Sofia e per tutte le donne che chiedono giustizia!

“Le amicizie pluridecennali-continua la Murgia-sono un bene raro che va molto mantenuto, perché sono fonte dell’unica cosa che non si può ripetere: il tempo. Sono quelli che custodiscono il ricordo della ragazza o del ragazzo che eri, che conoscono la fatica che hai fatto per essere la donna o l’uomo che sei, che ricordano l’entusiasmo che avevi e quello che é rimasto, gli errori da cui ti sei salvata e quelli da cui ti hanno salvato loro. Non sono solo amici: sono testimoni e complici. Nel tribunale ostile che a volte è la vita, guai a non averne”

Sofia costruiva ancora amicizie, era ancora alla ricerca di testimoni e complici che nel diventare donna le stessero per sempre accanto con amore come la sua famiglia.

Il tribunale della vita è stato molto severo con lei, quindi chi ha volontariamente fermato il suo tempo dovrebbe essere equamente punito dal Tribunale della Giustizia.