Economia Politica

DEF: situazione economica preoccupante

di Alessia Potecchi
Economista – Dipartimento Economia e Finanze PD

Il DEF presentato dal Governo svela la complessa e preoccupante situazione economica in cui si trova il nostro paese. La crescita quest’anno si ferma ll’1% in ribasso di ben due decimali rispetto a quanto indicato dalla NADEF presentata lo scorso anno in autunno. Risale il debito, spada di Damocle per l’Italia, si attesterà al 137,8% mezzo punto sopra ai dati ISTAT dello scorso anno e l’andamento per i prossimi anni è in rialzo costante arrivando a una previsione del 139,8% nel 2026. Viene presentato un DEF solo tendenziale senza alcuna programmazione concreta rispetto a quella che sarà la politica di bilancio che il Governo intenderà concretizzare nei prossimi anni. La scusa presa a pretesto è quella che non sono ancora chiare le regole che l’Europa attuerà in tema di rientro del debito e di Patto di Stabilità, da loro firmato perché nona avevano altra scelta, ma le cose non stanno affatto così. Tutto quello che noi avevamo previsto e che ci ha preoccupato si è verificato. Il Governo in Manovra ha posto delle stime sovrastimate di crescita e ora ha dovuto fare marcia indietro, non sa dove reperire le risorse per confermare i provvedimenti principali adottati a partire dal taglio del cuneo e la riduzione delle aliquote finanziate solo per quest’anno che rappresentavano il cardine della Manovra ma aggiungo anche il credito di imposta a favore delle imprese, il welfare aziendale, la riduzione del canone RAI, la diminuzione delle tasse per le mamme che hanno due figli, gli strumenti di flessibilità per la pensione ecc… Ci vorranno almeno 20 miliardi che ci devono spiegare dove li andranno e prendere, ma il Governo tace perché sa che l’unica soluzione sarà quella di effettuare tagli importanti alle spese e un aumento considerevole delle tasse e sarà costretto a stralciare tutte le promesse sbandierate. Inoltre l’Italia entrerà dopo l’estate in procedura di deficit eccessivo nel contesto europeo e quindi non saremo più neanche nelle condizioni di poter utilizzare lo strumento di ulteriore deficit per compensare le risorse che mancano. Giorgetti ha inoltre chiesto in questo quadro di prolungare la scadenza fissata al 2026 per l’attuazione dei piani del PNRR proprio perché anche su questa questione non riusciamo a recuperare risorse per i ritardi esorbitanti. Ancora il Governo cha fa da scarica barile, attribuisce la responsabilità di questa situazione dei conti pubblici preoccupante alla gestione del Superbonus ma deve anche qui spiegare, cosa che non fa, come mai non è riuscito o non ha voluto fermare l’impennata dei costi esorbitanti di questo strumento. I dati sono chiari il costo del Superbonus è stato di 69 miliardi nel 2022, salito poi a 100 a fine 2023, arrivando a 122 miliardi a marzo di quest’anno, come mai il Governo non si è attivato per bloccare questi costi che avrebbero messo chiaramente i conti pubblici? Su tutto questo c’è un silenzio assordante ma i dati parlano ahimè molto chiaro.

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