Che una escalation dei diversi conflitti in corso, soprattuto nel Nord Europa e sulle coste del Mediterraneo, fosse prevedile, era evidente fin dall’inizio dello scoppio dei conflitti stessi. Da una parte, quella nordica, lo strapotere autoritario dello zar Putin, fa si che qualsiasi movimento sospetto all’interno della Russia, sia considerato un palese attacco da parte della vicina Ucraina. Prova ne è il feroce attentato alla Krokus Hall con circa duecento morti da parte di quattro, per il momento questi, presunti terroristi al soldo? Ecco questo è il primo quesito che è necessario porci. Da dove arrivano i terroristi che hanno provocato la strage e a quali ordini sono sottoposti? La provenienza sembra sia Tagika ossia del Tagikistan, ex repubblica sovietica molto a Est di Mosca, agli ordini del sedicente, come si è sempre detto, Stato Islamico dell’Isis. Isis K questa volta ossia, Isis Khorasan, dell’Iraq e del Levante, che ce l’avrebbe con Putin perché durante il conflitto dei jiadisti contro la Siria di Assad, ha aiutato con armi e uomini l’amico dittatore mediorientale. Il motivo principale, almeno secondo i più illustri analisti a livello mondiale, è questo. Il buon Putin invece, pur riconoscendo la matrice estremista islamista, ha accusato Kiev di essere l’artefice, la mente strategica, di tutto sto casino. E, dunque, non aspettava altro che un evento del genere per poter scagliare, forse in via definitiva, il cosiddetto attacco finale alla già martoriata Ucraina. Il problema di un ulteriore casus belli cercato dallo zar, era solo questione di tempo. Il vero quesito è: quanto sarà violento il presunto attacco finale e fino a dove potrà spingersi, volutamente o meno, questo attacco? Mi spiego. In una prima rappresaglia verso la città di Kiev sferrato con missili ipersonici, uno di questi andando oltre ha oltrepassato il confine ucraino finendo in territorio polacco. Brutta storia un pò per tutti. La Polonia come i Paesi di mezza Europa sono membri della Nato e dell’UE e anche a prescindere da questo, Varsavia ha sempre affermato che in caso di violazione del suo territorio avrebbe preso le dovute contromisure. Ovviamente tutto questo porterebbe a un allargamento degli scenari bellici con l’inevitabile coinvolgimento dei Paesi, non solo della Nato ma prima ancora dell’Unione Europea in forma di armi e di schieramento degli eserciti. Cosa accadrebbe, dunque? Che dopo circa ottanta anni ci sarebbe di nuovo un conflitto di larga portata nel Vecchio Continente. Da non sottovalutare anche ciò che sta accadendo al di là del Mediterraneo nel conflitto israelo-palestinese con lo Stato ebraico fermamente deciso nel non chiudere, come in passato, una questione non risolta. Questa volta Netanyhu e compagni andranno fino in fondo e cioè procederanno all’annullamento di tutti i territori ora tenuti dal popolo palestinese. Su questo fronte, però, ci sono gli Usa che per la prima volta nella loro storia di rapporti con Israele, si sono dichiarati contrari alle decisioni finora prese dai sionisti. Inoltre da non sottovalutare Nazioni come l’Egitto, sempre con i carri armati puntati dal Sinai verso Israele e il Libano che, seppur disastrato di suo non perderà occasione di schierarsi contro i “nemici ebrei”. Uno scenario, pertanto non proprio edificante a livello globale e ij particolare europeo e Mediterraneo. Con l’Italia che, come sempre sta in mezzo quasi a fare da cuscinetto tra il Nord e il Sud del mondo con la politica nostrana iper divisa e schierata ora con questo, ora con quello. Vedremo..