Cultura Politica

Docenti di sostegno: vittime sacrificali

Chiara, 25 anni di Napoli, lavora in un istituto paritario da due anni e frequenta il corso del TFA sostegno a Roma. Viaggia insieme a Simona e Imma, rispettivamente architetto di 42 anni e farmacista di 37 anni, entrambe di Caserta. Partono alle 6.30 del mattino e viaggiano in macchina, a volte in treno, per raggiungere la sede universitaria dove si tengono le lezioni – con frequenza obbligatoria – del corso di specializzazione per gli alunni con disabilità, per l’esattezza l’ottavo ciclo del TFA sostegno.
Francesco, ingegnere civile di Aversa, ci dice di frequentare il corso TFA per condividere le sue attitudini empatiche a favore della collettività e raggiungere, anche, una stabilità nel modo della scuola dove è docente precario.
Filippo, 39 anni di Livorno, insegnante precario entrato nel mondo della scuola nel 2017 come supplente alle scuole superiori e passato poi sul sostegno. Sta svolgendo il corso di specializzazione sul sostegno – a pagamento – perché crede che sia un “percorso obbligato per chi voglia svolgere la professione di insegnante in quanto la formazione in questo campo risulta essenziale, corso che sarebbe utile far svolgere a tutti gli insegnanti, anche curricolari.”
E poi c’è Giusy, classe 1996, che ogni fine settimana viaggia con un pullman di circa 30 persone da Caserta a Roma “senza mai pernottare per ovvie ragioni economiche”, che aspira a diventare docente di sostegno per gli alunni con disabilità. “Riuscirò mai ad insegnare? A realizzarmi? A dare un senso alle mie passioni, ai miei studi? Avranno senso i sacrifici che stiamo facendo?”
È quello che si chiedono un po’ tutti gli specializzandi del corso dell’ottavo ciclo di specializzazione TFA sostegno, che frequentano con sacrifici i corsi e che si erano iscritti, anche, nella speranza che questa specializzazione potesse dare loro la stabilità, nel nome della continuità al fine di garantire agli alunni con disabilità la presenza dello stesso docente per la durata del percorso.
Invece accade che, questo Governo, cancelli una delle poche procedure che nel corso degli ultimi anni ha permesso di stabilizzare circa 36 mila docenti di sostegno specializzati, ovvero la procedura di assunzione dalle GPS di prima fascia, più conosciuta come “ex art. 59”. Non solo. Nel Ddl semplificazioni il Governo e il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara hanno deciso che dal prossimo anno scolastico i docenti di sostegno precari, quindi anche specializzati, saranno scelti e confermati dalle famiglie: al fine di garantire la continuità didattica per gli alunni con disabilità, si legge nel testo. Pensare che la continuità didattica, per gli alunni con disabilità, debba essere garantita partendo dalla scelta delle famiglie, significa snaturare l’Istituzione scolastica, da sempre e costituzionalmente una funzione fondamentale dello Stato, rendendola un servizio a disposizione solo ed esclusivamente delle famiglie. Eppure per garantire la continuità, quindi questo sacrosanto diritto degli alunni, soprattutto più fragili e bisognosi di sostegno per l’inclusione scolastica, basterebbe garantire allo stesso tempo un altro fondamentale diritto: quello della stabilizzazione di migliaia di docenti di sostegno precari, specializzati ed esperti, che da anni vengono utilizzati e relegati al lavoro precario, considerati nei fatti dei “tappabuchi” per coprire i posti che ogni anno, in aumento, a partire dal 1 settembre restano scoperti. Vittime sacrificali di un sistema che continua a calpestare la loro dignità.