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Ex Ilva di Taranto: futuro incerto e preoccupante

La situazione dell’Ex Ilva di Taranto è sempre più complessa e il futuro della fabbrica rimane nella totale incertezza, il degrado degli stabilimenti è preoccupante con conseguenze drammatiche sull’indotto e sul futuro di 20.000 lavoratori e delle loro famiglie. Una situazione difficile che si trascina da lungo tempo da quando ancora c’era la famiglia Riva nella gestione con tutto quello che ne è conseguito. Occorre un intervento urgente per evitare la fermata totale degli impianti di una fabbrica che ha rappresentato e rappresenta un simbolo per l’industria italiana e il mondo del lavoro e che ora vive un tracollo produttivo.

Il Governo in carica ha perso tempo e non ha assunto fin da subito una posizione chiara ma si è diviso sull’ipotesi di continuare con la gestione di Mittal insistendo su questa strada ma i mesi di confronto con il socio privato non hanno portato da nessuna parte ma hanno confermato invece il loro sostanziale disimpegno soprattutto dal punto di vista delle risorse. Per salvare l’azienda l’unica prospettiva concreta è sempre stata quella che lo Stato assuma il controllo della società convertendo in capitale il prestito soci da 680 milioni di euro. Il veto posto da Mittal nei confronti di questa prospettiva è stato irresponsabile e siamo ad un passo dall’amministrazione straordinaria ormai quasi certa. La situazione all’interno dello stabilimento è grave e peggiora di giorno in giorno, c’è un solo altoforno il 4 che procede lentamente, l’altoforno 1, che doveva fermarsi solo momentaneamente, si è fermato in maniera definitiva lo scorso anno e ora anche al 2 è toccata la stessa sorte. La produzione di acciaio è scesa a tre milioni di tonnellate ma in queste condizioni è destinata a scendere ulteriormente quando invece nel 2012 la fabbrica produceva più di otto milioni di tonnellate che è la sua potenzialità produttiva.

Le divisioni del Governo sul tema hanno creato una situazione di stallo che ha portato alla pericolosa situazione attuale, i Decreti-legge varati dal Governo sono assolutamente inadeguati ad assicurare la continuità produttiva e occupazionale di Acciaierie d’Italia e il pieno apporto alle imprese e ai lavoratori dell’indotto. Non è più tempo di indecisioni o tentennamenti, occorre una politica industriale seria, adeguata e concreta, l’azienda va salvaguardata perché ha una valenza strategica per il paese e per il territorio di Taranto. E’ indispensabile garantire la sicurezza di chi ci lavora, rispettare gli impegni con l’indotto, avviare la piena decarbonizzazione degli impianti: sono questi gli obiettivi che bisogna con urgenza raggiungere.

Il Governo deve prendersi le sue responsabilità, da tempo si era a conoscenza che l’azienda non aveva sufficienti risorse per garantire la continuità della produzione e quindi l’esecutivo, che continua a convocare tavoli di confronto con le parti sociali da cui non scaturisce alcuna concreta decisione o azione, deve dire cosa intende fare, come intende procedere per garantire la piena compatibilità ambientale della produzione siderurgica, il finanziamento dei programmi di decarbonizzazione per cui occorrono ingenti risorse e la continuità dell’Ex Ilva che rappresenta un asset strategico per il territorio e per l’intero paese.

Alessia Potecchi – Dipartimento Economia e Finanze Partito Democratico