Ambiente

Dal degrado alla ri-generazione: tracce di speranza

Nell’Enciclica “Laudato Sii” del 2015, tra le note e le esortazioni di critica e di speranza che la compongono, troviamo un passo in cui Papa Francesco, il Papa venuto dal Sud del Mondo, scrive:
“In alcuni luoghi, rurali e urbani, la privatizzazione degli spazi ha reso difficile l’accesso dei cittadini a zone di particolare bellezza; altrove si sono creati quartieri residenziali “ecologici” solo a disposizione di pochi, dove si fa in modo di evitare che altri entrino a disturbare una tranquillità artificiale. Spesso si trova una città bella e piena di spazi verdi ben curati in alcune aree “sicure”, ma non altrettanto in zone meno visibili, dove vivono gli scartati della società” (“Laudato Sii”, 45).
Come nel precedente articolo abbiamo già indicato, il passo 45 ha a che fare con i compiti che la politica e la società civile organizzata e attiva debbono porsi nell’era che sempre di più deve essere chiamata dell’antropocene e “dello scarto”.

Nel passo precedente si legge: “Oggi riscontriamo la smisurata e disordinata crescita di molte città che sono diventate invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico. Molte città sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura” (“Laudato Sii”, 44).

Cosa ci dicono apertis verbis questi due passi?
E’ evidente che la critica e l’ attivazione della speranza, sono indirizzati verso il degrado ambientale, urbano e territoriale che ha ferito il territorio di tanti paesi, città e regioni.
L’Italia, in ampie porzioni del suo territorio, non è affatto estranea a tale critica, né all’attivazione di speranza che il Papa ha lanciato nel 2015 (il degrado non è calato nel frattempo, anzi).
Cos’è accaduto in questi 8 anni? Varie cose sono successe mentre altre non sono successe affatto, purtroppo.
Le grandi potenze militari e la Nato, anzitutto, hanno avviato una guerra guerreggiata che tutto fa tranne che aiutare la svolta verde e gli investimenti in eco-sostenibilità da parte degli Stati e delle grandi imprese.

Lo Stato Italiano non si è dato una normativa generale (di legge) sulla rigenerazione territoriale e urbana né sul governo delle aree vaste delle province e delle unioni di comuni (in verità la legge “Del Rio” non ha raggiunto risultati apprezzabili ai fini della sostenibilità territoriale), pur avendo introdotto nella Costituzione dei principi di eco-sostenibilità e di tutela delle “generazioni future” e del “benessere psico-fisico” (determinata dalla attività sportiva).

Le regioni (quelle più deboli) non hanno creato norme e procedure efficaci sulle rigenerazione.
I comuni e le province non hanno – in larga parte – avviato programmi di rigenerazione (nonostante i programmi europei).
Il settore edilizio privato ha retto principalmente con bonus, super-bonus e condoni (il Governo Meloni ne sta predisponendo uno per i “piccoli abusi”).

L’ Unione Europea (a solida trazione franco-tedesca) ha lanciato il Green New Deal (nel 2019), il Recovery Found, la nuova Bauhaus Europea (NEB) e la proposta di Direttiva “case green”.
RF e PNRR sono temi fin troppo noti e dibattuti dall’anno della loro creazione (il 2021) in reazione alla pandemia.

La NEB, nelle parole della UE, è l’ iniziativa che deve favorire la collaborazione tra gli operatori (istituzioni, cittadini, progettisti, imprese ed esperti del settore green) per “rivoluzionare” il modo di vivere e di costruire sia le città sia gli edifici pubblici e privati sia le aree urbanizzate (la co-creazione).
La Direttiva “case green”, probabilmente, sarà una materia di scontro e dibattito elettorale per le elezioni di maggio 2024 per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles.

Il panorama dunque, dal 2015 al 2023, è segnato da molte omissioni (nazionali e amministrative) e qualche tentativo di svolta green (europea e normativa) che superi la dicotomia tra giustizia sociale e giustizia ambientale nella direzione indicata sia dalla Enciclica del 2015 sia dall’ Agenda 2030 dell’Onu (sempre del 2015) e che consenta la bonifica e la rigenerazione territoriale delle aree degradate.

Chi scrive potrebbe lungamente dettagliare gli elementi di critica che inducono a essere pessimisti sul futuro dei compiti che derivano dai passi 44 e 45 della “Laudato Sii”, ma potrebbe anche (sorretto dall’ottimismo della volontà di gramsciana memoria), dettagliare alcuni elementi di speranza.
In altre occasioni saranno indicati i principali elementi di critica e i plausibili elementi di speranza che hanno a che fare con i dati globali che marcano le nostre vite (migrazioni, malattie, clima etc..).

Per il momento è opportuno concludere citando l’avvio della Enciclica del 2015: “Questa sorella Terra protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi” (“Laudato Sii”, 2).

Foto di andreas160578 da Pixabay