Francisco Alves Mendes Filho, conosciuto al mondo come Chico Mendes è una delle figure simbolo del movimento ambientalista mondiale. Nel suo impegno, accanto alla lotta per le rivendicazioni dei diritti dei lavoratori, portò al centro del dibattito la questione ambientale. “L’ambientalismo senza lotta di classe è semplice giardinaggio”: parafrasato vuol dire che la difesa degli oppressi, le battaglie sociali a tutela dei diritti dei lavoratori e delle persone in generale, debbono camminare fianco a fianco con la salvaguardia dell’ambiente. Elenira è la figlia di Chico Mendes, morto ammazzato 35 anni fa perché difendeva “gli indios e la foresta”, come recita una nota canzone dei Nomadi a lui dedicata. A dicembre del 1988 quando Chico fu assassinato ammazzato sull’uscio di casa sua, Elenira aveva 4 anni e mezzo. Oggi ha 39 anni, è avvocato ambientale, vive nella stessa regione dove è nato il padre, nei luoghi delle sue lotte e della sua morte, nella terra da dove è partito, inarrestabile, il seme di speranza per la difesa dell’Amazzonia.
Sei la figlia di Chico Mendes, avverti la responsabilità di raccogliere la sua eredità morale e portare avanti le tue idee?
In quanto figlia di Chico Mendes, il mio ruolo è quello di essere custode delle sue idee, in modo che il mondo intero e le generazioni future non dimentichino il suo impegno nella lotta per la difesa dell’Amazzonia e di chi la vive.
Nei giorni scorsi sei stata in viaggio in Italia per parlare di Chico Mendes e di Amazzonia, cosa ti ha colpito e cosa raccogli da questi incontri?
Sono stata in Italia, ospite dell’Associazione “Calabria tra le Righe”, per parlare dell’eredità, dell’impegno e dell’abnegazione di mio padre alla salvaguardia della nostra Amazzonia e alla protezione delle persone che la abitano. Ci sono stati otto incontri da nord a sud dell’Italia con varie istituzioni e associazioni, che hanno mostrato la loro sensibilità nei confronti di una grande tematica mondiale: la questione ambientale.
E’ stato un importante scambio di esperienze, ma ciò che mi ha resa molto felice è stato l’aver appreso che tutti riconoscono – in Chico Mendes – la figura di un uomo che si è sacrificato per difendere l’Amazzonia e l’ambiente, guardando però oltre i confini del proprio orizzonte. Le lotte di mio padre non erano circoscritte al territorio dell’Amazzonia, ma erano rivolte al mondo intero in quanto salvaguardare la foresta amazzonica significava, già allora, salvare il mondo intero.
Ma chi era, con gli occhi di figlia, Chico Mendes e perché oggi è importante parlare di lui e diffondere le sue idee?
Mio padre era un uomo al di là del suo tempo. Ha avuto la lungimiranza di avanzare proposte reali ed efficaci di sviluppo per l’Amazzonia, capaci di coniugare il progresso economico e sociale con la salvaguardia dell’ambiente. Aveva capito che la lotta per la conservazione della Foresta Amazzonica e la questione climatica erano tematiche attuali e fondamentali dell’agenda mondiale. Lo erano allora e lo sono maggiormente oggi, a dimostrazione che il pensiero di mio padre è estremamente attuale.
Chico Mendes – oltre 40 anni fa – parlava dell’importanza di conservare le nostre foreste per salvaguardare l’equilibrio dell’intero nostro pianeta, sostenendo che era necessario un cambiamento nel modo di utilizzare le risorse naturali e che la crescita economica doveva comunque tenere conto e soddisfare l’aumento di domanda di cibo, energia e acqua, così come il progresso ambientale necessitava di un approccio diverso e significativo.
Il Brasile è uscito da quattro anni di presidenza di Bolsonaro, cosa hanno significato per l’Amazzonia e per le popolazioni più indifese le politiche messe in atto in questi quattro anni?
Bolsonaro è stato un presidente che ha portato una battuta d’arresto totale in Brasile, principalmente per le questioni ambientali. C’è stato un vero smantellamento ambientale promosso dal suo governo e il Brasile è stato negativamente al centro dell’attenzione internazionale, a causa soprattutto di politiche in contrasto con la salvaguardia dell’ambiente: aumento significativo della deforestazione in Amazzonia, moltiplicazione delle invasioni nei territori indigeni, proliferare di estrazioni illegali. Durante la presidenza Bolsonaro il disastro ambientale – purtroppo – non si è limitato all’Amazzonia, ma al Pantanal, al Cerrado, alla Foresta Atlantica e persino alle nostre riserve marine.
Per fortuna, però, Bolsonaro è stato sconfitto alle ultime elezioni dal Presidente Lula e – addirittura – recentemente è stato dichiarato ineleggibile dal Tribunale superiore delle elezioni. Cosa rappresenta il ritorno del presidente Lula per il Brasile e, principalmente, per chi vive nell’Amazzonia?
Significa sperare che il Brasile torni a essere un punto di riferimento mondiale nella sostenibilità, nella lotta al cambiamento climatico e alla deforestazione delle nostre foreste. Nei primi giorni del suo governo, il presidente Lula ha firmato diversi decreti e misure che riprendono le politiche pubbliche socio-ambientali, ha riorganizzato le strutture interne del ministero dell’ambiente e creato nuovi ministeri, come quello per le popolazioni indigene. Tutte azioni politiche concrete che affermano il suo impegno per rafforzare la protezione dei popoli e delle comunità tradizionali dell’Amazzonia, quindi per rafforzare la lotta alla deforestazione e al cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico è ormai sotto gli occhi di tutti, fondamentalmente anche delle persone più scettiche, con conseguenze sempre più pesanti e tragiche per l’ecosistema. Salvaguardare e conservare l’ambiente è essenziale per la sopravvivenza del pianeta, sembra una banalità, ma era l’assunto alla base delle lotte di Chico Mendes, oltre quarant’anni fa. Eppure l’emergenza continua con costanti peggioramenti. Siamo ancora in tempo per salvare il pianeta?
Siamo a rischio imminente, in effetti! Se non ci sarà un reale impegno da parte dei leader dei Paesi del mondo, il futuro delle prossime generazioni sarà compromesso, principalmente per la scarsità di acqua, cibo e per gli effetti negativi del consumo e del cambiamento climatico. Senza un corretto equilibrio tra il progresso economico e la salvaguardia dell’ambiente sarà impossibile mantenere una buona qualità della vita su questo pianeta, che andrà sempre regredendo. Questo era il messaggio fondamentale che mio padre innalzava, come una bandiera, in un momento in cui pochi parlavano dell’importanza del tema ambientale. La preoccupazione di mio padre era dettata dal fatto che lo sviluppo economico veniva alimentato e sostenuto da un processo predatorio ai danni dell’ambiente, che escludeva e annullava – allo stesso tempo – i diritti dei popoli della foresta e compromettendo il futuro delle nuove generazioni.
In sintesi, la lotta e le battaglie di Chico Mendes per salvare l’Amazzonia e il mondo intero non sono finite. Soprattutto per chi, come te, ne raccoglie il testimone umano e morale. Quali sono i tuoi progetti per il futuro e quale sarà il tuo contributo per l’Amazzonia e per l’ambiente?
Intanto mi impegnerò affinché le nuove generazioni conoscano la storia della vita di Chico Mendes per comprendere l’importanza del suo sacrificio e della sua abnegazione a favore dell’Amazzonia, dell’ambiente e dei diritti civili e sociali delle persone più oppresse. Il suo è un esempio positivo e ci indica che è possibile una vera rivoluzione, che includa tutti nell’interesse di tutti, a partire dalle responsabilità socio-ambientali che appartengono ad ognuno. Non posso lasciare che le sue idee e le battaglie, per le quali ha dato la vita, vengano dimenticate e abbandonate in un momento in cui il mondo intero ha bisogno di cambiamenti reali, su un pianeta che necessita – immediatamente – di un impegno concreto per cambiamenti reali.
Foto di copertina di Miranda Smith