Cultura

Hiram Salsano ovvero la reinvenzione folk di canti e musiche dell’Italia meridionale

Parte tutto da lì, dalla voce di chi canta e di chi ascolta. La voce diventa lo strumento principale di ricerca di conoscenza ed esprime la curiosità del sapere degli esseri viventi. Hiram Salsano (classe ’88), nasce ad Agropoli e vive in Cilento, è ricercatrice etnografica indipendente. Si è esibita in tutta Europa: Francia, Belgio, Germania, Spagna, Italia e lavora da sempre in modo sperimentale sulla voce come strumento, suona tammorra e tamburello. Quest’anno ha pubblicato il suo album d’esordio “Bucolica”, in cui racconta in musica storie “vecchie” che diventano magicamente nuove in accordo con lo spirito contemporaneo che abita in ognuno di noi. La musica popolare diventa un linguaggio comune che dà al singolo sia un sentimento identitario sia di appartenenza ad una comunità.
Dal Cilento parte dunque una ricerca sul campo tra loop vocali, tamburi, fisarmonica e memoria di culture antiche con la reinvenzione folk di canti e musiche appartenenti al Meridione d’Italia.

Il tuo disco d’esordio si intitola Bucolica. Puoi spiegare perché lo hai voluto chiamare proprio così?
Il titolo dell’album mi è stato da subito chiaro, questo disco ha l’intento di presentare una visione di musica tradizionale, folk, popolare, abbastanza personale. Partendo dalle ricerche sul campo e dai brani raccolti negli anni addietro, arrivando ad una elaborazione capace di raccontare non solo la musica ma anche il background culturale che conserva e che negli anni si è radicato in me. La scelta è caduta sull’aggettivo “Bucolico” che significa pastorale, discostandomi dalla parte poetica e idilliaca a cui si riferisce abitualmente il termine, mi piaceva ritornare all’ essenzialità, alla semplicità della parola. Bucolica, trasformato in una visione femminile era il titolo che meglio poteva anticipare il concetto che intendevo esprimere.

Tu sei una cantante, percussionista, performer del movimento e ricercatrice etnografica. Le canzoni che hai scelto da quale area geografica e temporale provengono?
In realtà sono partita da canti, suoni e idee cercando poi di ricavarne delle canzoni che appartengono a due aree di vissuto personale, ovvero il golfo di Napoli e quello di Salerno.
Lo spazio temporale è difficile da individuare nello specifico, quando si raccolgono elementi orali, si ha sempre il beneficio del dubbio, inoltre il mio è un approccio da appassionata alla tematica riconoscendo in ogni caso il valore storico e scientifico che questi canti si portano dietro.
La canzone “Padrone” è uno di quei brani che ci fornisce maggiori informazioni, ho messo insieme un canto utilizzato dagli spaccalegna e un canto di protesta bracciantile del ‘900 diffuso in tutto il meridione con differenti varianti locali. In questo caso il canto diviene strumento di opposizione sociale, come elemento condiviso tra le classi subalterne, ci fa individuare sicuramente il momento temporale e le motivazioni che hanno sempre spinto l’uomo ad esprimersi attraverso un prodotto artistico.

Nelle tracce si mescolano tradizione e contemporaneità. In che modo?
Semplicemente perché ho cercato di creare un dialogo fra le esigenze appartenenti al mio momento storico e i componenti, come melodie e testi che invece provengono dal passato. Le influenze musicali di ascolto personale hanno condizionato la scelta e la cura degli arrangiamenti, e posso dire che sono cresciuta con un ascolto molto variegato, da Dylan che ascoltava la mia mamma, al reggae di Alpha Blondy o al canto difonico mongolo, al rap dei Fugees, ai maqam arabi, al neomelodico napoletano che ascoltava la vicina di casa, ecco non solo musica di archivio!
Mettere insieme tutti questi universi e generi musicali, che ho assorbito, all’interno di un brano o disco mi fa pensare che ci sia della contemporaneità e che non sia tutto fermo in una riproposta museale folklorica.

Ci sono molti strumenti tradizionali nel tuo album, puoi dircene alcuni? Sbaglio se dico che lo strumento principale alla fine rimane la voce?
Gli strumenti tradizionali italiani utilizzati, sono tammorre e tamburelli: marranzani che in Campania sono chiamati Trombe degli Zingari, proprio perché erano e ancora sono, questi ultimi a costruirle abilmente; flauto armonico che in principio veniva costruito con la corteccia fresca del castagno e durava poche settimane, sostituito adesso con un tubo in pvc; ciaramella e zampogna, chitarra battente. Poi c’è l’oud, suonato da Peppe che proviene dalle tradizioni del Medioriente.
Certo non sbagli affatto nell’affermare che lo strumento principale rimane la voce, anzi le composizioni partono proprio da lì. La voce ha questa natura molto primitiva, proprio perché connessa al corpo umano, inoltre da sempre è stata utilizzata per tramandare, ancor prima che si conoscesse il metodo della notazione musicale. La voce è il fulcro di tutto l’album a cui poi si sono aggiunti i diversi strumenti.

Nella storia degli uomini e delle donne perché è importante tramandare la cultura orale della nostra tradizione e continuare a farlo per il nostro futuro? Qual è l’importanza della musica, soprattutto folk e popolare, in questa trasmissione di valori?
Tramandare conoscenza in generale è qualcosa di incondizionato e funzionale ai bisogni umani, a mio tempo ho assorbito e tuttora sento necessità di sapere e spesso quella sapienza non si trova sui libri scritti ma richiede ascolto delle esperienze altrui al fine di farne frutto. Credo sia fondamentale per un sano sviluppo, essere in contatto con questo “passaggio”, utile a radicare dei valori che poi vengono assorbiti e trasformati a loro volta sempre in funzione al contesto storico e sociale che ognuno di noi vive. Questo è un processo naturale che si ripete e non rimane immobile nel tempo ed è possibile ammirarne il fascino. Nella musica folk e o popolare si ritrovano sonorità familiari che ci avvicinano a tutta la musica sviluppata dai popoli sul globo terrestre, come una sorta di linguaggio comune che ci dà modo di avere un’appartenenza e di poterla scambiare con gli altri. Ed è fantastico poter ammirare le nuove generazioni che hanno curiosità rispetto al proprio repertorio musicale, questo è un fenomeno che man mano vedo crescere e che dà speranza.

I testi di alcuni dei brani da te arrangiati suonano molto attuali in quanto a tematiche?
I brani cercano di aprire una riflessione e di trovare una contestualizzazione attuale. Le tematiche si ripetono da sempre, “Corsi e ricorsi storici” che si susseguono in una spirale filosofica analizzata già da Gianbattista Vico. Nel caso del brano Angelina, sono partita da un canto romantico, una serenata che però prevede una visione patriarcale della donna all’interno della società e ho provato a soffermarmi sulle conquiste giunte in occidente rispetto alla condizione femminile. Angelina nella sua rilettura finalmente è una donna libera di dire no! Queste storie vecchie diventano magicamente nuove e vanno condivise con gli ascoltatori.

Puoi presentarci il resto dei tuoi bravissimi musicisti?
Per la realizzazione di questo disco ho avuto la fortuna di circondarmi di bellissime persone e di musicisti incredibili di cui nutro una stima fortissima. Catello Gargiulo, principalmente fisarmonicista e polistrumentista nonché compagno di vita e di musica. Gianluca Zammarelli, anche lui polistrumentista con una cultura musicale molto ampia e di larghe vedute, ha suonato la chitarra battente nel brano Angiolina, la zampogna nel brano Vulesse e la ciaramella in Padrone. Peppe Frana, esperto di musiche modali extraeuropee, ha suonato l’oud nel brano Mare e Arena e Nonna Nonna. Mario Pivetta che ha suonato la batteria nel brano Padrone e Mare e Arena, oltre che ad affiancarmi con la sua esperienza nella produzione.
Francesco Aiello, ingegnere del suono del MIOH studio, ha curato le riprese audio, il mixaggio e master.
Per le riprese ci siamo appoggiati allo studio Recoa (SA) di Pasquale Faggiano.
Insomma un lavoro corale che è stato attento e sensibile alla mia espressività artistica e al contenuto.

BUCOLICA:

Otreviva
Angiolina
Tarantà
Padrone
Ciccì
Mare e Arena
Tradere
Vulesse
Nonna nonna

Hiram Salsano: Voce, loop vocali, tamburi a cornice, castagnette
Catello Gargiulo: Fisarmonica, marranzani, voce, flauto armonico, tamburi a cornice
Gianluca Zammarelli: Chitarra battente, ciaramella, zampogna
Mario Pivetta: Batteria
Peppe Frana: Oud

Hiram Salsano:
https://sites.google.com/view/hiramsalsano/home-page
https://www.facebook.com/hiram.salsano/?locale=it_IT
https://www.instagram.com/hiramsalsano/