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Serve un nuovo patto di stabilità.

Il patto di stabilità è l’insieme di regole che governano i rapporti tra l’Unione Europea e gli Stati che hanno la moneta comune, ovvero l’euro. Il patto di stabilità vigente è stato sospeso durante il periodo covid e, ora che siamo finalmente usciti dall’emergenza pandemica, se non viene riformato entro la fine dell’anno verrà riproposto lo stesso. Il vecchio patto di stabilità però è ormai obsoleto e andrebbe, pertanto, riformato in quanto l’Europa, dopo l’emergenza covid e con la guerra tra Russia e Ucraina (ancora in corso), vive una situazione economico finanziaria differente. Il vecchio patto di stabilità è molto rigido, è cosa risaputa. Difatti stabilisce che gli Stati membri che superano la soglia del 3% devono rientrare entro un anno. Questo comporta, tra le altre cose, inevitabilmente un incremento della tassazione per i cittadini, i quali in questo momento storico non possono essere gravati di ulteriori tasse. Nel nuovo patto di stabilità i parametri dovrebbero essere più flessibili, quindi meno rigidi di quanto sono, dando la possibilità ad uno Stato di poter contare almeno su un margine di 6-7 anni per risanare il proprio debito pubblico.
Nell’era post pandemica e con una guerra in corso nel cuore dell’Europa, è necessario pensare ad un modello di sviluppo economico nuovo, con regole nuove e dinamiche. Il governo Italiano e l’opposizione devono lavorare insieme su questo percorso cercando di trovare una sintesi nell’interesse collettivo.
Le forze politiche che siedono nel Parlamento Europeo, verdi, socialisti, liberali e cattolici hanno la forza per intervenire concretamente e modificare le regole del patto di stabilità.
Allo stesso modo, in quella sede, va affrontata la questione che riguarda il progetto di capacità fiscale, che non vuol dire nuove tasse, ma significa avere “la capacità di raccogliere risorse e di spenderle nell’interesse generale”, ad esempio con l’emissione di debito comune, come è stato fatto per finanziare il piano europeo di ripresa e resilienza.

In estrema sintesi, i paesi della Comunità europea devono iniziare a comprendere che l’Europa è qualcosa di più rispetto alla moneta unica e all’esperienza Erasmus, per dirla con una battuta, seppur queste a diverso modo svolgono una funzione fondamentale. E’ necessario mettere in campo politiche di lungo respiro che puntino a costruire una Europa che abbia una sensibilità comune sulle principali questioni come, per citarne una, la sicurezza che non può essere etichettata con questo o quel colore politico e che va affrontata in chiave unitaria, così come allo stesso modo vanno affrontate le politiche di sostegno economico alle imprese, ai giovani, con particolare attenzione alla transizione ecologica, a quella digitale e a quella sociale.