Brad Lander – attuale comptroller ( seconda carica cittadina) di New York City e candidato democratico alle primarie per la carica di sindaco – è stato arrestato all’interno del tribunale per l’immigrazione di Manhattan. La scena, documentata da diversi testimoni, lascia sgomenti: Lander si avvicina a un immigrato appena colpito da una decisione di espulsione e chiede agli agenti dell’ICE se possiedano un mandato o un numero identificativo. Dopo pochi secondi, viene bloccato, spinto e ammanettato. L’accusa? “Ostruzione all’amministrazione governativa”.
Il fatto è grave. E non solo per l’arbitrarietà dell’arresto. È grave perché mostra come la macchina federale stia cominciando a colpire apertamente anche figure pubbliche, rappresentanti eletti, candidati in corsa per cariche politiche.
Siamo a meno di una settimana dalle primarie democratiche. Lander è uno dei candidati più attivi e visibili nel campo progressista. Il suo arresto, in un luogo così delicato e simbolico come un’aula dell’immigrazione, non può essere letto come un semplice e isolato errore operativo. È un gesto che ha un peso politico. Ed è così che viene percepito da larga parte dell’opinione pubblica e del mondo istituzionale. Alexandria Ocasio-Cortez, Andrew Cuomo, il senatore Alex Padilla: tutti parlano apertamente di intimidazione e abuso di potere.
In uno Stato di diritto, un cittadino – tanto più se funzionario pubblico – ha il diritto di chiedere trasparenza a chi esercita la forza in nome dello Stato. Quando questo gesto viene punito con le manette, è la democrazia stessa a essere sotto assedio.
Non si tratta solo della sorte di un singolo candidato. È in discussione il principio secondo cui la legge vale per tutti, anche per chi indossa una divisa. L’arresto di Lander è un messaggio chiaro: chi si oppone apertamente alla gestione repressiva dell’immigrazione, chi alza la voce contro l’abuso di potere, può finire nel mirino.
Negli ultimi mesi, l’ICE ha intensificato operazioni aggressive anche contro attivisti e comunità vulnerabili. Ora si alza il tiro: si colpiscono anche i candidati politici. È il passaggio da uno stato di eccezione a una nuova normalità. Una normalità da regime.
Se questo episodio non solleverà una reazione ampia e trasversale, allora significa che negli USA, e non solo, hanno cominciato ad accettare l’inaccettabile.