di Sylvie Freddi
Quando lo stato più avanzato al mondo in fatto di cybersecurity si garantisce appalti in altro stato, a cosa sta portando?
“L’Italia un partner strategico per Israele, nel cybertech e non solo” dichiara Jonathan Peleg, ambasciatore israeliano in Italia in visita alla fiera Cybertech Europe 2024 alla Nuvola.
Questa dichiarazione fa seguito a un incontro avvenuto nel marzo 2023 tra Benjamin Netanyahu e Giorgia Meloni in cui il premier israeliano sottolineò l’impegno di cooperazione tra Italia e Israele volto ad aumentare le relazioni tecnologiche ed economiche. Nelle relazioni tecnologiche era compreso l’accordo per l’appalto della nostra cybersecurity.
Poco prima della visita romana di Netanyahu, il capo dell’agenzia per la cybersecurity italiana, Roberto Baldoni, rassegna le sue dimissioni.
“Questo governo ha firmato un accordo per l’appalto della nostra cybersecurity a Netanyahu. Il capo della cybersecurity, due giorni prima, si è dimesso perché non voleva firmarlo. Significa che abbiamo ceduto, nell’indifferenza assoluta, parte della nostra sovranità e del nostro controllo a Israele. Ecco perché diciamo poco o nulla” dice il giornalista e inviato di guerra Alberto Negri a Peter Gomez.
Intanto a giugno del 2024 viene approvato in via definitiva il ddl sulla cybersecurity.
“Dal momento in cui prendo tecnologia critica da un altro Paese mi sto allontanando dal riferimento ideale di sovranità digitale” dichiara Baldoni in un’intervista a Fortune Italia del 18 settembre 2024. “Se chi gestisce i dati di una infrastruttura critica non è fidato, o se non lo sono le società terze che lo fanno, anche in quel caso c’è un problema di sovranità digitale”.