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Uno spettro si aggira per l’Italia, ma non è il Comunismo

Tra i Paesi europei l’Albania vanta un primato: è la prima Nazione per tasso di corruzione.
Per quanto riguarda la libertà di pensiero e stampa, invece, l’Italia risulta essere, nel 2023, al 41esimo posto nel mondo avendo risalito alcune posizioni rispetto all’anno precedente. Direte: un bel risultato visto che nel mondo ci sono 205 nazioni di cui 180 sono censite da Reporter Sans Frontieres che ogni anno stila la classifica relativa, appunto, alla libertà di stampa. Dicevamo, nel 2023, certo è che con quanto sta accadendo in questi primi mesi del 2024, in termini di censura, ovviamente sui canali di informazione pubblica, il nostro Paese, probabilmente è prossimo a cadere nel girone degli Stati cosiddetti, antidemocratici, dove critica, dissenso e opposizione sono crimini assimilati al terrorismo. Il riferimento degli ultimi giorni è senza dubbio alla vergognosa censura operata, sulla televisione di stato nazionale, la Rai, nei confronti dello scrittore Antonio Scurati, in riferimento a un testo scritto per la ricorrenza del 25 aprile. Di strano nel testo, per i neo-fascisti di governo, c’è la ricostruzione storica del delitto Matteotti, e poi il richiamo alle stragi nazi-fasciste di sant’Anna di Stazzema, Marzabotto e delle Fosse Ardeatine. Fin qui non dovrebbe esserci nulla di nuovo visto che, i libri di storia riportano ampiamente tali accadimenti. Ma forse, a infastidire l’establishment nazionale è stata questa frase: “(…) Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via”. Oppure le parole di chiusura della lettera di Scurati: “Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”. Certo, parole impertinenti e fastidiose per la premiata ditta Meloni&Co. Anche perché, invece di riconoscere la storia, i fatti, gli avvenimenti ampiamente documentati e anche riconosciuti in tempi di passato recente, da più autorevoli esponenti di quella stessa parte politica, i piccoli “ducetti” del terzo millennio, insistono nel mistificare con giochi di parole alquanto tortuose e contraddittorie le verità delittuose che la storia ci ha consegnato. Da riflettere sulle parole “dell’autorevole” ministro dell’Agricoltura, nonché cognato della Presidente del Consiglio, nonché facente parte del cerchio magico della nostrana Società Thule e altro ancora, il quale ha avuto la sfrontatezza di dire (in un talk su La7) che però, l’antifascismo ha prodotto anche tanti morti. Certo signor ministro, tanti morti per la libertà di una terra, di una nazione dove, senza quei morti, Lei non sarebbe li a pontificare immeritatamente, di storia patria calpestando, neanche tanto velatamente, la Costituzione dove ha giurato. E giurando sulla Carta, si ricordi che non solo si è messo al servizio della nazione ma ha anche ripudiato il fascismo, l’autoritarismo, la dittatura, abbracciando la democrazia, l’emancipazione, la libertà anche di pensiero, di stampa e di dissentire, in maniera civile ed educata, da quelle che possono essere le sue idee pregresse perché, si ricordi e ne siamo convinti, “Lo spettro del fascismo infesterà la democrazia italiana finché la parola antifascismo non sarà pronunciata da chi governa”.

Foto di copertina: www.pixabay.com