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Saluto fascista: evoluzioni in corso di una tara italiana

Nel mese di gennaio 2024, un’ennesima “adunata nera” si è svolta in Italia, per come da anni se ne stanno svolgendo in occasione di varie ricorrenze che celebrano – anno dopo anno – fatti significativi per la cultura politica “neo-fascista” o “fascista” (nel caso di Roma, e di Via Acca Larentia, probabilmente neofascista).

Il tema oscilla, ogni anno, prevedibilmente, tra le disquisizioni che reputano Acca Larentia una celebrazione “di memoria” e “di protesta” contro la cattiva giustizia dello Stato (che non condanna i colpevoli di omicidi politici quando sarebbero vittime “della destra”), ovvero le posizioni che reputano Acca Larentia un evento che crea un pericolo di ricostituzione di formazioni politiche che organizzativamente perseguono finalità di lotta politica violenta e di istigazione all’odio.

La novità per l’Italia del gennaio 2024 è stata che questa volta i mass-media nazionali e soprattutto internazionali (più le Istituzioni Ue) abbiano “messo al centro” la tematica della vita nazionale riconnettendola all’attività (omissiva per alcuni) del Governo Meloni nato nell’ottobre del 2022 (per paradosso storico nel centenario della celebre “Marcia su Roma” dell’ottobre 1922).

Chi scrive è stato contattato sul punto da un’emittente televisiva canadese, di Montreal, che ha trattato il tema, con un certo dettaglio e con preoccupazione nel suo TG in lingua italiana rivolto alla comunità degli italo-canadesi.

Una seconda novità per l’Italia è stata che nella sede della massima Magistratura Penale (Sezioni Unite della Cassazione) lo Stato (il suo apparato di Giustizia) ha cercato di darsi regole di coordinamento normativo-repressivo per poter perseguire i fatti attinenti al “saluto fascista” penalmente rilevanti emettendo una sentenza in data 18 gennaio (ampiamente coperta dalla stampa nazionale).

Tecnicamente, la Cassazione ha ammesso che le norme di incriminazioni contenute nelle due leggi penali, la Legge Scelba del 1952 e la Legge Mancino del 1993, sono applicabili in concorso e che, per il “saluto” in luogo pubblico, si applica l’articolo 5 della Legge del 1952 che richiede materialità della condotta e pericolo concreto di ricostituzione di un partito politico fascista.

Considerato le due novità del 2024 sopra citate (rilievo europeo e internazionale delle vicende e rilievo penale per la loro eventuale repressione), i fatti di Acca Larentia, come i fatti e le condotte rilevabili in numerosi altri episodi che avvengono sul territorio italiano (commemorazioni e manifestazioni varie in sedi e in luoghi simbolici come Predappio), spingono a porsi – e ri-proporsi – un quesito che da tanti anni assilla e insegue chi si sente anti-fascista convinto e “sincero democratico”.

Il quesito è il seguente: per contrastare i movimenti di cultura politica e di matrice organizzativa e operativa “fascista” (o più spesso “neo-fascista”, xenofoba e razzista) deve prevalere lo strumento repressivo della legge amministrativa e penale o deve prevalere lo strumento preventivo e contenitivo della azione politica e culturale da parte di gruppi e di istituzioni pubbliche?

A ridosso di fatti pompati dal sistema dei mass-media nazionali e internazionali e segnalati nella sfera pubblica europea anche dalle Istituzioni Ue, la risposta sociale, e ‘social’, più veloce e più diffusa si ritrova spesso in favore dello strumento/strumentazione repressivo/a, mentre a distanza temporale maggiore da quegli stessi fatti la risposta sociale (e ‘social’) prevalente si trova nella strumentazione preventiva e di contrasto politico e culturale che i cittadini, i gruppi politici e le istituzioni possono attivare e fare propria con continuità e con rigore, come ci hanno insegnato i padri intellettuali dell’antifascismo italiano (Gobetti, Gramsci, Matteotti, Croce) di cui nei prossimi mesi e anni sarebbe opportuno serbare adeguatamente memoria e ricordo (per l’omicidio Matteotti del 1924 in primis).

I fatti costituzionali e la cultura politica che l’alimentano, infatti, si nutrono anzitutto di memoria pubblica come molti neo-fascisti sanno bene giocando sempre sul filo dei ricordi e del trivio revanscismo di cui il “saluto romano” è esempio noto, o meglio, ambiguamente noto (giocando col ricordo del saluto romano-antico “a braccio teso”, e dunque col ricordo di un Impero esteso in quanto de facto pluri-razziale).

Nei giorni “della Memoria” e “del Ricordo” (27 gennaio e 10 febbraio) che la Repubblica Italiana celebra ogni anno, rimane utile segnalare ai “sinceri democratici” come il nesso potere politico-memoria pubblica sia uno dei gangli vitali della vita collettiva.