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Naufragio di Cutro. I rituali del dopo e il volto umano di chi accoglie. Impotente!

Fiori piantati sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Commovente omaggio alle vittime di un’altra strage di migranti nel nostro mare: immagini che hanno fatto il giro del mondo. 
Commozione, polemiche, ipocrisie e cinismi, un confermato rituale è tutto quello che è seguito a quella terribile notte che fatto restituire al mare più di settanta vittime. Nei giorni successivi al naufragio un CDM a Cutro e un decreto, dettato dai tragici accadimenti.  Cose già viste. E sullo sfondo? Una grande assenza: l’Europa, che non trova strumenti condivisi per affrontare strutturalmente un’emergenza epocale. «Gli Stati membri devono farsi avanti e trovare una soluzione. Ora», ha twittato il Presidente del Parlamento Europeo Metsola che ha aggiunto: «L’Ue ha bisogno di regole comuni e aggiornate che ci permettano di affrontare le sfide della migrazione». L’Europa al bivio da troppo tempo, invischiata nella necessità di mediare posizioni e sensibilità nazionali e politiche.  Aumentare le difese, chiudere in maniera più stringente la “Fortezza Europa” o compiere definitivamente quello scatto, politico, legislativo e culturale che consenta al vecchio continente di affrontare risolutivamente un problema universale che è incontrollabile e, comunque, non gestibile dalle singole realtà nazionali. Pensare a strumenti di accoglienza diffusi lungo le coste europee agendo insieme superando le visioni particolari di ogni stato UE, senza dimenticare di adottare strumenti comuni per combattere, senza tregua, chi specula sulla disperazione dei migranti.  Senza tutto questo, le parole di cordoglio del dopo Cutro restano vuote e suonano stancamente rituali, mentre nelle ore immediatamente successive arrivavano già notizie di nuovi sbarchi, di nuovi migranti che azzardano la traversata nel Mediterraneo, ben consapevoli dei rischi ma spinti da paura, fame, violenze e guerre. 
Il Mediterraneo che non è solo mare di morte ma è culla della millenaria storia di umanità della gente di Calabria che nei giorni della tragedia ha scritto pagine belle e dolorose di solidarietà.
Il cuore contro l’impotenza, nell’affrontare il dramma di chi è stato inghiottito dal mare, e poi la capacità di accogliere chi è sopravvissuto. Come un pescatore di Steccato di Cutro, Vincenzo Luciano che è divenuto simbolo, inconsapevole, di tutto questo. Non ci ha pensato due volte, non ha esitato a sfidare le onde per salvare chi stava annegando. Ha raccontato della disperazione di trovarsi tra le braccia un bambino di tre anni, che purtroppo poi non ce l’ha fatta. Vincenzo, pescatore di Steccato di Cutro, da quella notte non riesce più a prendere sonno, ricordando il volto di quella creatura. Però non vuole essere definito eroe: ha dato semplicemente ascolto, agendo subito e senza calcoli, a quel senso di istintiva solidarietà che dovrebbe renderci tutti degni di appartenere al genere umano e ha osservato quella legge non scritta, ma sempre rispettata dalla gente di mare, che non abbandona mai chi è in difficoltà. Ecco. Vincenzo è il volto umano dell’Europa che accoglie.