Cultura

Le radici del tempo di Lisa Paternoste è un libro ricco di umanità, tolleranza e fratellanza fra le culture

Le radici del tempo (edizioni Terre Sommerse) è un romanzo avvincente e coinvolgente, che vede protagoniste di prima linea le donne. In ogni epoca e latitudine ci dimostrano di credere fortemente nelle loro idee e di essere portatrici di grandi cambiamenti. Sono donne forti e coraggiose, quelle tratteggiate nel secondo romanzo di Lisa Paternoste, scritto nel giro di un anno dal primo, Acquamarina, a dimostrazione della grande passione per la scrittura che pervade l’autrice, minuziosa nel ricostruire ambientazioni storiche diverse, nei salti temporali che porterà a fare il libro, passando agilmente dalla Medina di Granada di fine ‘400 alla città vecchia di Fès o ad una turbolenta Istanbul negli anni del secondo dopoguerra.
Storie di coesione familiare e prove d’amicizia incredibili, sono contenute in questo libro ricco di umanità, tolleranza e fratellanza fra diverse culture.
Le radici del tempo, un titolo evocativo che rende bene l’idea di una storia che ha radici lontane quanto i secoli che attraversa, dipanandosi mentre il racconto inizia a svelarne i contorni.
Lisa Paternoste nasce a Conegliano (TV) nel 1978, ma è cresciuta a Roma dove tutt’ora vive. Dopo essersi laureata in Relazioni Internazionali, inizia a lavorare nel ramo del Real Estate per alcune multinazionali che la portano a viaggiare in giro per il mondo ed instaurare rapporti con culture diverse e molteplici nazionalità. La passione per i viaggi e la fotografia di reportage ispirano la sua scrittura, colorando di un vissuto quotidiano luoghi e aneddoti descritti nelle sue pagine.

Quali sono state le principali fonti di ispirazione per il romanzo “Le Radici del Tempo”?
Diverse sono le fonti di ispirazione per il romanzo, prime fra tutte sicuramente la mia passione per la storia e le esperienze di viaggio vissute. Trovo in entrambe una infinita ricchezza che mi porta ad immaginare storie e situazioni, colorandole anche di piccole vicende o dialoghi accaduti nel quotidiano.

Puoi raccontare brevemente il tuo processo creativo nello sviluppo del romanzo e come hai integrato elementi storici e narrativi?
Il mio processo creativo lavora molto attraverso le immagini: luoghi visitati e poi riportati alla mente anche tramite la fotografia, mi fanno da ispirazione per potenziali ricostruzioni delle mie storie. Anche questo romanzo è nato in questo modo: immaginando una donna che corre per le vie labirintiche della Medina di Fès in Marocco, ho rivisto nel mio immaginario i vicoli e le case, i colori, la confusione e persino gli odori di quei posti. Dovendo poi inventare da cosa – o verso cosa – stesse correndo la prima delle protagoniste delineate, sono andata ad immergermi nella storia antica della città, a partire dall’emblematica Università di Al-Qarawiyyin, che è diventata il fulcro di queste “radici” così antiche che si vanno a dipanare nel corso del racconto.

Le donne giocano un ruolo significativo nel tuo romanzo. Qual è stata la motivazione dietro la scelta di mettere in evidenza personaggi femminili forti e coraggiosi?
Le donne che sono state da guida per la mia vita – prime fra tutte mia madre e mia nonna paterna – e poi le mie amiche e colleghe, o quelle di cui leggo sia nelle vicende storiche, scientifiche o letterarie sono una continua fonte di ispirazione: cerco motivazione e forza per me stessa nel loro esempio, quindi ho voluto dare risalto ai personaggi femminili in questa storia, alla loro determinazione e senso di libertà al di là delle consuetudini sociali, anche in epoche lontane. Ne ho messo anche in risalto alcune particolari fragilità che non sono affatto debolezze, solo segno di grande umanità. C’è una grande differenza che viene spesso confusa, e spero di aver reso l’idea anche di questo.

Come hai affrontato la rappresentazione delle donne attraverso diverse epoche e culture nel tuo romanzo?
Ho fatto molta ricerca a riguardo, di come ci si comportava – o ci si sarebbe dovute comportare – in determinati periodi storici o nei luoghi descritti, pur ponendo sempre l’accento sull’espressione di libertà individuale, che le mie protagoniste fanno notare sia nel loro vissuto, come anche in molti dialoghi. Emblematico a mio avviso è ad esempio il dibattito affrontato sull’educazione femminile alla fine del ‘400, in cui i giovani personaggi riuniti nella cosiddetta “cerchia delle idee nuove” si confrontano, mettendo in risalto punti di vista diversi, ma che infine non risultano completamente opposti fra loro.
Ho anche cercato notizie sull’abbigliamento, sull’arte o sulla cultura, mentre nella parte ambientata ad Istanbul nel secondo dopoguerra ho dato più risalto all’aspetto giornalistico e intra-culturale di una città così complessa.
Mi piace far notare che ci sono diverse similitudini di situazioni vissute dalle protagoniste, che vengono affrontate in modalità diverse sia per l’epoca storica in cui si trovano a viverle, sia per la loro indole personale che le ha influenzate.

Si percepisce una ricerca accurata sulla storia e sulle ambientazioni nel tuo romanzo. Puoi parlare del processo di ricerca e di quanto sia stato importante per te mantenere un alto grado di precisione storica?
Sono state molto numerose le fonti storiche che ho ricercato, anche se mano a mano che andavo indietro nei secoli, era più difficile trovare dettagli e accuratezza su personaggi o fatti non ancora completamente documentati dalla storiografia. Per questo dove troviamo personaggi che hanno uno spazio limitato se non quasi inesistente nella storia – come Sayyida al-Horra, la regina di Tetouan – ho intrecciato le notizie documentate assieme ad un vissuto fittizio che ben si legava alla trama del romanzo, soprattutto nelle parti in cui la storia non dà ancora notizie certe. Ho cercato di farlo nel massimo rispetto e senza alcuna esagerazione, solo ad uso di un messaggio generale contenuto nel mio romanzo.

Quali sono i principali temi trattati nel romanzo “Le Radici del Tempo” e perché li hai scelti?
Oltre alla libertà e all’autodeterminazione delle donne di cui abbiamo già parlato, ci tengo a sottolineare il messaggio che si intuisce nel titolo: siamo tutti parte di radici comuni, e la diversità fra i popoli e fra le culture dovrebbe essere abbracciata come una ricchezza, e non come un muro da costruire, reso da noi insormontabile. Poi l’amicizia che va al di là delle convenzioni e delle differenze, in onore di sé stessa perché ci rende infine più umani.
Il senso della famiglia intesa come unione di affetti anche al di là dei legami di sangue, si parla infatti anche di adozione e come questa viene vissuta – anche in maniera diversa – dai personaggi interessati.

Ci sono stati dei modelli o ispirazioni specifiche dietro il tuo libro?
Sono prima di tutto una divoratrice di libri, e in particolare i romanzi storici mi appassionano da sempre, così come i grandi classici della letteratura. Leggo anche romanzi di autori contemporanei, Tiziano Terzani è di certo il mio scrittore italiano favorito, mi piacciono molto le saghe familiari di autori indiani come Vikram Seth e Jhumpa Lahiri, o le atmosfere oniriche di Haruki Murakami.

Ci sono esperienze personali o aneddoti che hai inserito nel romanzo?
In questo romanzo non ci sono vere e proprie esperienze personali che ho inserito, vi sono luoghi che ho visitato e le cui atmosfere mi hanno aiutata a trasportarmi nell’intreccio che ho creato. Ci sono però caratterizzazioni di personaggi che ho attinto da persone incontrate o che conosco. Ad esempio, la Keren contemporanea ha i connotati fisici ispiratami da una mia amica, mentre Jamaal è davvero un ragazzetto auto-inventatosi guida turistica che incontrai in Marocco tanti anni addietro: sono partita dalla sua descrizione fisica per poi farne un personaggio a sé.

C’è qualche tema o periodo storico che ti piacerebbe esplorare nei tuoi prossimi lavori?
Il periodo che va dalla Seconda Guerra Mondiale fino ai primi anni ’70 della Guerra Fredda in Europa mi interessano da sempre, e sono un’avida lettrice di fantastoria, oltre a documentari storici di ogni tipo. Quando mi sentirò abbastanza preparata da poter inventare una storia in quei periodi, potrei considerare di cimentarmi!

Foto di copertina: Federico Guberti