Non solo la partita dell’Europa ma anche la partita della Riforma Fiscale definirà quale volto e quale futuro vogliamo dare al nostro Paese. La strada intrapresa dalla maggioranza di Governo è molto chiara, una Riforma Fiscale che va verso la Flat Tax con la riduzione ulteriore delle aliquote che stralcia la progressività, non spinge all’assunzione del rischio bloccando di fatto lo sviluppo economico e professionale e che essendo molto costosa avrà ricadute importanti sui servizi pubblici primari.
Questa visione è ulteriormente confermata dagli ultimi provvedimenti che di fatto vanno incontro al mancato pagamento delle tasse nei confronti di quei 5 milioni di autonomi che, dati alla mano, evadono già il 70% del loro fatturato e sono già agevolati da un tassazione forfettaria del 15% che è stata alzata fino a 85.000 euro dichiarati e che il Governo vorrebbe alzare ancora fino a 100.000.
Le ultimissime norme che sono state varate insistono in questa direzione, chi ha difficoltà nel pagamento potrà distribuire il proprio debito su 10 anni con un tasso di interesse agevolato fino ad arrivare al punto in cui la stessa Agenzia delle Entrate si arrenderà e rinuncerà, passati 5 anni, a incassare le somme dovute, quindi non soltanto agevolazioni ma anche assenza di sanzioni. A ciò aggiungiamo il concordato preventivo biennale, altra ancora di salvezza per pagare di meno e non avere problemi con il fisco che vale ora anche per chi non ha una affidabilità fiscale alta. A fronte di ciò sull’altro versante abbiamo 18 milioni di lavoratori dipendenti che, in difficoltà o meno, pagano tasse molto più alte a parità di reddito detratte dallo stipendio sempre e comunque. Inoltre lo straordinario e tanto sbandierato recupero di risorse dall’evasione fiscale nel 2023 è dovuto ai provvedimenti del Governo Draghi, dati alla mano, che indicano come il grosso del recupero proviene dalla cosiddetta “compliance” obiettivo del PNRR voluto dal Governo Draghi. Occorrerebbe una concreta e seria Riforma del Fisco, che aumenti la progressività, che diminuisca la disomogeneità del sistema tributario perché a parità di reddito le imposte devono essere le medesime per tutti i lavoratori, i condoni e le agevolazioni differenziate aumentano l’evasione e rendono iniquo e vessatorio il fisco italiano.
Le tasse non sono né bellissime nè bruttissime, sono l’importante e necessaria leva costituzionale e non per nulla si parla in costituzione di tasse progressive, per garantire i servizi primari ai cittadini, a partire da scuola e sanità pubblica adeguate e di qualità, per permettere un adeguato sviluppo economico e sociale del Paese, che accorci le diseguaglianze e promuova la giustizia sociale. Questa è la sfida non solo europea ma anche nazionale per decidere su quali valori vogliamo investire.
Come in Europa dove c’è in gioco una battaglia per renderla sempre più coesa, solidale, unita sui temi che ancora mancano, un’Europa che non arretri rispetto alle scelte di questi ultimi anni di politica economica, allo stesso modo il futuro del Paese e il suo volto dipenderanno molto da quale Riforma Fiscale costruiremo.