Cultura

Le parole dal Mediterraneo. L’Europa, l’Italia e il Mediterraneo

così tra questa immensità
s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.1

Il Mediterraneo, meraviglioso Mare Nostrum solcato da una storia millenaria, segna il confine meridionale dell’Europa.
Un confine lungo, che si snoda da Gibilterra, territorio oltremare del Regno Unito e ultima colonia in territorio europeo, fino a Ro, una piccola isola greca lungo la costa turca, dove una patriota Despina Achladioti fino al 1982, giorno della sua morte, issava ogni mattina la bandiera ben visibile dalla Turchia.
Un confine liquido che passa attraverso il mare dai diversi nomi, mare di Alboran, mare delle Baleari, mar Tirreno, mar Ionio, mare Adriatico, mar Egeo, mar Libico, mar di Levante.
Un confine fatto di onde che si rifrangono sulle rive portando voci di un meridione ancora più caldo e più misterioso.
Un confine che il nostro paese dilata incuneandosi nel mare come la banchina di un porto. E un attracco siamo stati nel passato e attracco siamo oggi e saremo sempre con le nostre interminabili rive, baie e spiagge.

Sono nella piazza di Aci Castello, piccolo comune marinaro nel sud della Sicilia. Accanto me un castello costruito sulla dura roccia nera di una colata lavica, ricordo della presenza normanna sull’isola.
Il mio pensiero va subito al grande Federico II e alla sua corte palermitana, luogo di incontro fra la cultura greca, latina, germanica, araba ed ebraica.

Lo vostr’amor che m’ave
in mare tempestoso,
è sì como la nave
c’a la fortuna getta ogni pesanti,
e campan per lo getto
di loco periglioso;
similemente eo getto
a voi, bella, li mei sospiri e pianti.2

Federico II, sempre pronto al confronto, inizia una lunga amicizia epistolare con il sultano d’Egitto al-Kamil con cui discute di problemi scientifici e filosofici. Vengono tradotti dall’arabo in latino autori greci tra cui Aristotele, Platone e Tolomeo.
Dalla loro amicizia nasce nel 1229 un trattato in cui Federico riprende il possesso di Gerusalemme senza colpo ferire. E’ un caso unico e raro, frutto della sua abile politica diplomatica.

E oggi? Dove è finita la diplomazia? Dove è finito lo scambio di idee, base di ogni rapporto, in questa nostra Europa così progredita, democratica e colta?
Cosa pensa oggi una ragazza magrebina, egiziana, siriana, turca? Cosa legge? Cosa scrive? Cosa sogna? Che musica ascolta? Come passa le giornate?

Mi affaccio da un parapetto e guardo l’orizzonte. Il blu del mare, qualche vela, una grande nave e poi in fondo una linea colorata di un blu più scuro che segna lo stacco con il cielo azzurro.
Strizzo gli occhi, mi concentro e cerco oltre quella linea blu scuro. Allora sento l’odore del Kebab misto al profumo del gelsomino, odo il vociare dei suq, il canto dei muezzin, vedo i minareti, le palme di dattero, il deserto.

Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre.3

Questa bellissima distesa d’acqua invece di essere una piazza, un crocevia d’incontri, un caloroso abbraccio liquido, oggi è un muro spesso e invalicabile, una tomba per molti che hanno osato oltrepassare l’invisibile confine.
La bellezza di quella linea blu scuro mi rattrista. Vorrei prendere una spazzola, una di quelle di ferro, e raschiare via quell’orizzonte vietato.

Il Mare Mediterraneo diventi il crocevia della pace europea e l’Europa non si chiuda nei suoi stretti confini, immaginando che tutti i popoli del Mediterraneo per cultura, tradizione e storia possono e devono essere considerati amici nella rincorsa alla democrazia, alla libertà e allo sviluppo.4

  1. Giacomo Leopardi, Infinito,1826
  2. Giacomo da Lentini, Poesie, XIII sec.
  3. Fernand Braudel, Il Mediterraneo, 1992
  4. Aldo Moro 1972, da La verità negata, Gero Grassi, 2019