Società

La Flottilla e la piazza: il ritorno della passione

di Pippo Gallelli

Il 3 ottobre ha segnato una rottura. Non solo nel silenzio delle istituzioni, ma anche in quello che da tempo gravava su una parte della società e della politica italiana: quella che, con le sue diverse declinazioni, chiamiamo sinistra. La vicenda della Flottilla diretta a Gaza, bloccata dalle forze israeliane, ha improvvisamente riacceso una luce che sembrava spenta: la passione politica e civile.

Per anni quella passione è rimasta sopita, compressa tra il pragmatismo delle alleanze e l’apatia di un elettorato disilluso. Lo sciopero generale indetto da CGIL, USB e altre sigle, con le piazze gremite da Milano a Palermo, ha segnato un cambio di passo. Non si è trattato soltanto di una protesta contro un atto percepito come ingiusto, ma di una dichiarazione di identità.

La Flottilla non è soltanto una carovana di navi: è diventata un simbolo di solidarietà, di coraggio e di disobbedienza civile. E la reazione del governo italiano — tra minacce di precettazione, dichiarazioni contraddittorie e tentativi di delegittimare la protesta — ha rivelato il disagio di chi si trova a giustificare scelte politiche gravose, come l’indulgenza verso un esecutivo accusato a livello internazionale di gravi crimini contro la popolazione civile, che molti non esitano a definire genocidio.

Proprio per questo è necessario ribadire con chiarezza: ogni eccesso di violenza, da qualunque parte provenga, va condannato. La passione politica non può mai trasformarsi in aggressione, vandalismo o sopraffazione. La forza di una mobilitazione sta nella sua capacità di essere radicale e, al tempo stesso, responsabile.

È altrettanto importante sottolineare che questa protesta non appartiene a una sola parte politica. La difesa dei diritti umani, della pace e della legalità internazionale non è patrimonio esclusivo di una bandiera, ma dovere di coscienza collettiva. È una battaglia che può e deve coinvolgere chiunque intenda opporsi in modo serio e credibile all’attuale governo. In questo senso, la sinistra — intesa nella sua accezione più ampia, plurale e non settaria — ha oggi l’occasione di ritrovare una voce, una visione e una direzione.

La giornata del 3 ottobre 2025 e quelle che sono seguite nel cosiddetto “weekend lungo” non saranno ricordate soltanto per i disagi dello sciopero, come qualcuno vorrebbe far credere. Saranno ricordate come un risveglio. Perché la passione, quella autentica, non si compra né si improvvisa: si può ancora accendere e difendere. Senza paura, senza ambiguità e, soprattutto, senza confini ideologici che ne limitino la portata.

Fonte foto: web