di Sylvie Freddi
Chi ha il controllo delle energie ha vinto.
E così iniziano le “resources wars” ossia guerre per per impedire che qualcuno si espandi nel controllo della produzione e distribuzione del petrolio e gas. Un gioco a cui partecipano solo i potenti, è un gioco in cui ogni azione anche la più nefanda non è perseguibile e ogni forma di corruzione è lecita.
Ahimè il Mediterraneo Orientale si è rivelato essere una grande riserva di gas. La maledizione delle risorse fossili, chi più ne ha, più rischia guerre e povertà.
Le guerre e i genocidi possono essere nascosti dietro ideologie contestabili, ma il vero motore di un massiccio dispiegamento militare che costa milioni di dollari è sempre la caccia alla risorsa energetica.
Quindi, ovviamente, davanti alle coste di Gaza c’è un grande giacimento di gas e la mano lunga di Israele si sta già intascando la striscia di Gaza e il suo preziosissimo mare.
Pochi giorni dopo l’attacco a Gaza, il governo israeliano ha annunciato la concessione per lo sfruttamento del gas nell’area marittima che appartiene alla striscia di Gaza. La licenza per la concessione di sfruttamento del gas è stata data dal governo israeliano all’italiana Eni Spa, alla società inglese Dana Petroleum Limited, alla israeliana Ratio Petroleum e altri tre enti.
Da poco vengo a sapere che anche nelle acque cipriote è stato trovato un grandissimo giacimento di gas.
Cipro, l’isola metà turca e metà cipriota sarà dunque oggetto di conquiste?
Intanto Trump il 29 settembre lancia una proposta di pace nella quale viene indicato l’ex premier britannico Tony Blair come parte del comitato che dovrà guidare la transizione post-bellica della Striscia.
Perché Tony Blair?
Tony Blair, da quando ha lasciato l’incarico di Primo Ministro del Regno Unito, dove si dice abbia favorito il colosso petrolifero BP, ha sviluppato importanti relazioni finanziarie e di consulenza con aziende e stati produttori di combustibili fossili in medio ed estremo oriente.
Contratti di consulenza con il Kuwait e poi con una compagnia petrolifera sudcoreana. Con la compagnia petrolifera saudita PetroSaudi aveva contratto di consulenza in cui ha svolto un ruolo chiave nella mediazione dell’ingresso di PetroSaudi nel mercato cinese. Nel 2014, Blair è diventato consulente del consorzio TAP, un importante progetto per il trasporto del gas azero in Europa. Con ilTony Blair Institute for Global Change, un’organizzazione che si fa passare apartitica (forse con ragione visto che i suoi interessi esclusivamente economici valicano la politica) l’ex premier offre e ha offerto i suoi servizi di lobbing a vari governi del medio ed estremo oriente. In concerto con il genero di Trump, Jared Kushner, lavora a proposte per la gestione di Gaza.
L’apartitica organizzazione di Blair viene maggiormente finanziata dal convinto sionista Larry Ellison, cofondatore del colosso informatico Oracle e grande amico di Benjamin Netanyahu. Tramite l’organizzazione di supporto Friends of Idf, Ellison è anche il principale donatore privato alle Idf e influenza la politica americana pro-israeliana tramite una serie di think tank.
Ora mi spiego le dichiarazioni contro le politiche verdi definite “Irrealistiche e irrealizzabili” di Blair (dovrebbe rappresentare la sinistra inglese), la sua forte amicizia con il governo israeliano e dulcis in fundo l’indicazione di Blair da parte di Trump come guida per la Striscia di Gaza.
Intanto è iniziato l’assalto del bel Mare Nostro, piattaforme di estrazione di gas spunteranno come funghi destabilizzando il già precario ecosistema…ma questa è un’altra storia.
