di Alessia Potecchi
Una tregua annunciata all’improvviso, un cessate il fuoco molto discutibile ma anche contornato di mistero. Trump aveva fretta di mostrarsi il mediatore e il costruttore di trame importanti improntate alla pace dopo aver sganciato le bombe, trame molto confuse ma che lui pretende essere risolutive se ovviamente la tregua resisterà. Ma la guerra dei 12 giorni così come l’ha voluta chiamare lui, reggerà o continuerà? È proprio questo il punto fondamentale, ci sarà da vedere sei nei prossimi mesi e anni si continuerà su questa strada intrapresa in direzione della pace o se invece si tornerà a combattere. Il mondo sembra dipendere dalla volontà del Tycoon che subito dopo aver annunciato la tregua è volato al vertice Nato dove si sarebbero prese altre decisioni importanti che coinvolgono anche l’Italia. Quale è stato il bilancio di questa incursione? Le vittime israeliane sono 29, i caduti iraniani sono 974, dal punto di vista politico e militare occorrerà molto tempo per capire come questa breve guerra abbia mutato il quadro generale del Medio Oriente ma anche quello globale. Trump ha voluto a tutti costi uscirne con l’immagine di chi è un leader imprevedibile che sa usare la forza delle armi per arrivare ad un accordo in tempi brevi evitando di trascinare il paese in un tunnel che si sarebbe protratto con conseguenze certamente non semplici e da tutti condivise mettendo così insieme gli americani che si oppongono a qualsiasi tipo di conflitto e quelli che invece non intendono mettere da parte l’atteggiamento spesso conquistatore dell’America. E la guerra a Gaza ci sarà un cessate il fuoco anche lì? Intanto i leader si sono riuniti all’Aja in un vertice storico che ha accolto la richiesta americana di destinare il 5% del PIL alla Difesa nel giro di dieci anni, un tema su cui si base il rapporto tra Europa e Stati Uniti reso teso in questo momento dalla politica economica introdotta dal Presidente USA. L’Europa deve essere unita, rispondere con una sola voce, sta cercando di tenere attaccata all’Alleanza Atlantica l’America che invece la giudica superata tanto da criticare l’importante articolo 5 che prevede l’impegno a difendere un eventuale alleato aggredito e inoltre si cerca di prendere tempo sperando che lo scenario possa mutare. E il nostro paese? In tutto questo il Governo Meloni sottolinea con il suo atteggiamento l’attaccamento politico a Trump, la Meloni non è per una difesa europea che possa in qualche modo privare i singoli stati della loro sovranità. Dobbiamo invece spingere per giungere alla costruzione di una difesa comune, aumentare le spese militare al 5% nel corso di 10 anni vuol dire spendere 100 miliardi in più, oggi ne spendiamo 45 miliardi e si salirebbe a 145, per reperire queste risorse non ci sono altre possibilità se non quelle di tagliare ancora la spesa sociale, i servizi pubblici ai cittadini e a rimetterci saranno come sempre i più deboli oppure aumentare ulteriormente la pressione fiscale già in aumento continuo per ottenere maggiore gettito nelle casse dello stato. L’Europa deve procedere unita sulla strada di una difesa comune che va realizzata senza perdere ulteriore tempo, le spese per la difesa andavano aumentate ma doveva essere fatto nell’ambito europeo e non nei singoli paesi in autonomia proprio per evitare che il tutto fosse poi demandato in sede Nato dove gli americani la fanno da padrone come è avvenuto. L’Europa deve decidere non solo mediare e lo deve fare insieme. Occorre superare in questa direzione l’unanimità che blocca e impantana le decisioni, l’Europa deve contare, deve avere un ruolo politico chiave, tornare allo spirito della pandemia, al coraggio delle decisioni di allora. Questa deve essere la strada da intraprendere subito, senza tentennamenti, perché in gioco non c’è solo la politica ma anche e soprattutto l’economia e il suo futuro.
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