Nel giorno che avrebbe potuto segnare una svolta storica nel conflitto tra Russia e Ucraina, Vladimir Putin resta a Mosca. I colloqui di Istanbul, i primi diretti tra le due parti dal 2022, si aprono senza la presenza del leader del Cremlino, che ha deciso di non partecipare. Un’assenza che, almeno per ora, ridimensiona le aspettative sull’incontro.
A guidare la delegazione russa è Vladimir Medinsky, consigliere presidenziale, affiancato da alti funzionari militari e diplomatici. Non ci sono né Putin né il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Anche sul fronte statunitense si registra un’assenza significativa: Donald Trump ha confermato che non sarà in Turchia, lasciando il compito al segretario di Stato Marco Rubio.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, atteso ad Ankara per un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha confermato la disponibilità dell’Ucraina al negoziato, ma ha espresso delusione per l’assenza del presidente russo: “Se Putin non viene e continua a fare giochetti, è la dimostrazione finale che non vuole porre fine alla guerra.”
Da Mosca si parla di “colloqui tecnici”, ma la mancanza dei vertici politici lascia pensare a una strategia attendista. Putin sembra voler mantenere aperto un canale negoziale senza però compiere passi concreti verso la tregua proposta da Kiev e sostenuta da numerose cancellerie occidentali. Il timore ucraino è chiaro: che Mosca utilizzi il tavolo di Istanbul per guadagnare tempo, consolidare le proprie posizioni militari e spezzare la coesione internazionale attorno al sostegno a Kiev.
Nel frattempo, il nuovo Pontefice, Papa Leone XIV, ha offerto apertamente la disponibilità del Vaticano a mediare: “La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi”, ha dichiarato il Papa, ricevendo l’immediata gratitudine di Zelensky.
Nella serata di ieri, da Antalya, dove è in corso la riunione informale dei ministri degli Esteri della NATO, il segretario generale Mark Rutte si è detto “cautamente ottimista” sulla possibilità di una svolta: “Se anche i russi saranno disposti a collaborare, e non solo gli ucraini che lo stanno facendo, ci potrà essere un cambiamento nelle prossime ore. La palla ora è nel campo della Russia.”
Resta da vedere se questa giornata segnerà davvero un punto di svolta o se, ancora una volta, la pace continuerà a rimanere un orizzonte lontano.