di Pippo Gallelli
Si sa, la politica è sempre più spettacolo, e chi meglio di Donald Trump per incarnarne il protagonista? Se ce ne fosse bisogno, il presidente USA ha trovato un nuovo modo per spiazzare tutti: apparire sui social della Casa Bianca vestito virtualmente da Papa. E, con ineffabile sicurezza, dichiarare ai giornalisti che lui sarebbe un ottimo Pontefice. Perché no? Del resto, per il Tycoon non c’è ruolo che non possa interpretare.
Ma questa trovata è solo l’ennesimo capitolo di una narrazione che oscilla tra il grottesco e il geniale. È tamarraggine pura o una raffinata strategia comunicativa? Una goliardata o un preciso disegno politico? La verità, come sempre con Trump, è che le due cose si sovrappongono fino a diventare indistinguibili. L’ex presidente sembra divertirsi nel sovvertire regole e ruoli, senza alcun riguardo per il significato profondo che ricoprono per milioni di persone. Rispetto per il Papa defunto? Per il futuro Pontefice? Un dettaglio secondario, nell’universo trumpiano.
Il problema, però, è che mentre lui scherza, il mondo si agita. I primi 100 giorni della sua nuova avventura politica hanno sconvolto gli Stati Uniti e affondato le Borse, trascinando con sé effetti collaterali inattesi. Se in Canada la vittoria del liberale Mark Carney è sembrata una diretta conseguenza del “fattore Trump”, l’Australia ha seguito lo stesso copione. Il laburista Antony Albanese, si è affermato sui Liberali di Peter Dutton, cavalcando un sentimento di timore diffuso: paura per i dazi, per le nuove strategie economiche di Washington, per il futuro instabile di un mondo che continua a oscillare al ritmo imprevedibile del miliardario che ama giocare con il destino di tutti.
C’è una sola certezza: Trump fa parlare di sé. E non importa se sia con un colpo di scena teatrale o una decisione che scuote i mercati. In un modo o nell’altro, alimenta il dibattito e polarizza l’opinione pubblica. E se alla fine il suo gioco finirà per favorire proprio i suoi avversari, poco importa: lui avrà comunque vinto, perché il mondo sarà ancora una volta in ostaggio della sua narrazione.
La domanda resta aperta: Trump c’è o ci fa? Forse la verità sta nel fatto che, qualunque sia la risposta, il risultato non cambia. Con le sue mosse imprevedibili e la capacità di catalizzare l’attenzione globale, lui continua a dettare il ritmo della politica e dell’economia mondiale, lasciando il resto del mondo a inseguire le sue mosse. Il problema è capire fin dove arriverà e quali conseguenze avrà questo gioco sempre più audace.