di Pippo Gallelli
L’Ufficio federale per la protezione della Costituzione ha ufficialmente classificato Alternativa per la Germania (AfD) come un partito estremista di destra, eliminando ogni riserva sulla sua natura radicale. La decisione cambia le carte in tavola: non solo porta il partito sotto una sorveglianza rafforzata, ma potrebbe spianare la strada a una misura ancora più drastica—un possibile divieto della formazione politica.
La svolta: sorveglianza totale per l’AfD
Fino a oggi, l’AfD era considerato solo un “caso sospetto” di estremismo, ma l’intelligence tedesca ha ora confermato che il partito è incompatibile con i valori democratici. Secondo il Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV), la visione del partito sulla società è basata sull’etnia e sull’origine, negando la dignità umana ai cittadini di diversa provenienza.
La nuova classificazione permette alle autorità di intensificare il monitoraggio: riunioni sotto osservazione, intercettazioni telefoniche, registrazioni audio e video, e persino l’impiego di infiltrati per raccogliere informazioni. È la fase più alta della tensione tra l’AfD e lo Stato, una battaglia che potrebbe presto uscire dai palazzi istituzionali per infiammare la piazza.
Il contrattacco dell’AfD: “Decisione politica, valuteremo azioni legali”
Lo stato maggiore dell’AfD ha risposto con veemenza alla nuova classificazione, definendola una manovra politica orchestrata dalle élite per sabotare il partito.
Il vicepresidente Stephan Brandner ha definito la pronuncia dell’intelligence “completamente priva di senso”, sostenendo che sia solo una strategia per frenare l’avanzata dell’AfD. “Non ha nulla a che fare con la legge, ma è parte della lotta dei partiti del cartello contro di noi,” ha dichiarato. Il partito ha annunciato che discuterà un’eventuale azione legale contro la decisione.
Reazioni internazionali: Rubio e Salvini intervengono
La scelta di monitorare apertamente l’AfD ha scatenato reazioni anche fuori dalla Germania.
Il senatore repubblicano americano Marco Rubio, noto per le sue posizioni conservatrici, ha definito la mossa “una deriva inquietante” della democrazia tedesca, criticando le istituzioni europee per “silenziarsi di fronte a politiche repressive quando colpiscono le forze di destra.”
Dall’Italia, il leader della Lega Matteo Salvini ha tuonato contro la scelta del governo tedesco, bollandola come “un furto di democrazia”. “Dopo Francia e Romania, un altro attacco alla volontà popolare? Solidarietà all’AfD e al popolo tedesco,” ha scritto sui social, suggerendo che il partito sia vittima di una campagna politica per indebolirlo.
Il nodo del divieto: Scholz predica prudenza
Mentre il Bundestag, il Bundesrat e il governo federale potrebbero richiedere la messa al bando dell’AfD alla Corte Costituzionale di Karlsruhe, il cancelliere uscente Olaf Scholz ha frenato sulla possibilità di vietare il partito.
Pur definendo la relazione del BfV “dettagliata e accurata”, Scholz ha chiarito che procedere con un divieto in modo affrettato potrebbe avere conseguenze imprevedibili. “Sono contrario a prendere decisioni rapide. Questo dibattito merita attenzione e cautela,” ha dichiarato il cancelliere, ricordando che in passato la Corte ha rigettato tutte le richieste di interdizione di partiti politici.
Un bivio per la Germania
La Germania è davanti a una decisione epocale. Se da una parte il governo cerca di preservare i principi democratici, dall’altra la messa al bando dell’AfD potrebbe alimentare il vittimismo politico del partito, galvanizzando i suoi elettori e rafforzandone l’influenza.
La questione, oltre a essere giuridica, è profondamente politica. Il rischio è che il partito possa sfruttare questa situazione per radicalizzare ancora di più il proprio consenso, giocando la carta della persecuzione politica. La vera sfida, dunque, sarà contenere la sua crescita senza mettere in discussione il pluralismo democratico.
Nei prossimi mesi, la battaglia tra AfD e lo Stato tedesco si farà ancora più feroce—tra tribunali, dossier e un’opinione pubblica sempre più polarizzata.
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