Società

Primo Maggio, tra diritti negati e nuove sfide: il lavoro che cambia chiede risposte

di Alessia Potecchi

Un primo maggio ancora segnato dalle morti sul lavoro, un primo maggio che ci dice che i salari non crescono come dovrebbero e le famiglie fanno fatica con i prezzi e sono improntate al risparmio, un primo maggio che ci ricorda che il nostro paese necessita di un fisco giusto, equo e progressivo perché a pagare sono sempre gli stessi. Il primo maggio, dalle origini, riassume tre caratteristiche di fondo dell’impegno Sindacale e civile dei lavoratori: il carattere rivendicativo, la lotta per le otto ore di lavoro, contro lo sfruttamento e la umiliazione della dignità dei lavoratori; il carattere di promozione umana, l’impegno per i diritti, il carattere unitario. Ancora oggi in tante parti del mondo il primo maggio è per tutti la festa del lavoro che diventa espressione di solidarietà concreta. In Italia il legame fra il 25 aprile e il primo maggio nell’immediato secondo dopoguerra si fa sempre più saldo. La Costituzione è il punto di congiunzione dello sforzo per riconquistare la libertà e per iniziare a ricostruire il Paese dalle macerie del secondo conflitto bellico, in entrambi i casi lavoratori e sindacati sono protagonisti. La Costituzione vede nella dignità del lavoro la naturale prosecuzione della battaglia per affermare libertà fondamentali; i primi accordi sindacali coraggiosamente scommettono sul futuro del Paese trasformando e ristrutturando le fabbriche in una industria di pace. Anche nei momenti più complessi il valore dell’unità non viene mai dimenticato e quando le nuove generazioni di lavoratori reclamano un ruolo più importante nella evoluzione economica e sociale della vita del Paese l’unità diventa sinonimo di forza, di energie positive, di capacità di proposta e di cambiamento. Oggi il lavoro è in continuo cambiamento, Il lavoro è sempre esistito e continuerà ad esistere, cambierà, evolverà, si modificherà ma ci sarà sempre e il lavoratore si adatterà ai cambiamenti intervenuti nella società e nel tessuto economico. In Europa tutto questo vuol dire soprattutto tornare ad obiettivi che realizzarono nel passato l’Europa sociale con risultati concreti e fondamentali come quelli che hanno condotto al welfare ed alla libera circolazione dei lavoratori. Oggi la priorità è divenuta quella di assicurare il futuro dei giovani che troppo spesso devono andare via dal nostro paese. Nella tradizione sindacale il primo maggio era l’occasione per fare un consuntivo delle rivendicazioni avanzate e dei risultati ottenuti e per rilanciare progetti utili al progresso economico e sociale. In questo difficile periodo i problemi da affrontare sono molti: la precarietà, i cambiamenti impetuosi nella organizzazione del lavoro introdotti dalle tecnologie, le nuove frontiere della formazione e del sapere, la digitalizzazione, la transizione ecologica, l’intelligenza artificiale. La storia del movimento sindacale ci ricorda le tante battaglie e le tante conquiste ottenute nel corso degli anni che hanno migliorato le condizioni dei lavoratori e che hanno aiutato le donne ad avere gli stessi diritti e ad inserirsi nel mondo del lavoro. Su questo punto molta strada è ancora da percorrere, le donne oggi sono più istruite rispetto ad un tempo ma fanno ancora molta fatica ad emergere in campo professionale. Senza dimenticare che dove le donne lavorano e occupano anche posizioni di responsabilità il PIL è più alto. Il primo maggio conserva anche valori più generali, tuttora preziosi: il ruolo dei corpi intermedi che al di là dei loro limiti e dei loro ritardi, garantisce partecipazione, dialogo, mediazioni di interessi, contenimenti degli egoismi, rischi di sopraffazione. Il valore della discussione, dell’approfondimento, dell’arricchimento dei programmi attraverso il contributo di diverse sensibilità. Ed una tensione progettuale che per superare prove complesse come quelle attuali indica forse la strada meno breve, ma di certo quella che può portare più lontano.

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