Di Pippo Gallelli
Papa Francesco è morto: una notizia che ha scosso profondamente non solo il mondo cattolico, ma anche chi, pur non credente, riconosceva in lui l’ultimo grande baluardo di un pensiero capace di parlare all’umanità intera.
Francesco è stato molto più di un Papa: è stato voce per chi non aveva voce, sostegno per gli ultimi, per gli emarginati, per i migranti, per chiunque fosse rimasto ai margini di una società sempre più spietata. Ha cercato di tenere accesa una luce di pace in un tempo dominato da nuovi venti di guerra, da barriere, egoismi e indifferenza.
Viviamo in un’epoca in cui il machismo, la cattiveria e il cinismo sembrano essere diventati valori di riferimento. La crudeltà, amplificata dai social network, si trasforma in intrattenimento. La sensibilità, il rispetto e l’empatia vengono soffocati da una comunicazione violenta, da un linguaggio disumano, da un mondo che si nutre di rabbia e paura.
In questo contesto, la figura di Papa Francesco ha rappresentato, fino all’ultimo, un argine fragile ma determinato contro questa deriva. La sua voce, pur spesso isolata, ha continuato a ricordarci che, al di là delle appartenenze, delle ideologie e delle fedi, esiste un’umanità comune che merita rispetto e protezione.
Oggi, insieme alla pietà per la sua sofferenza personale, si fa strada un dolore più profondo e collettivo: con Francesco muore anche un’epoca. Un tempo in cui si poteva ancora credere, o almeno sperare, che la misericordia e la solidarietà potessero avere spazio nel dibattito pubblico. Un tempo in cui la parola “pace” aveva ancora un senso, e non era solo un’utopia o un ricordo.
Il futuro si fa sempre più incerto, sempre più cupo. Eppure non dobbiamo perdere la speranza. Probabilmente, a Papa Francesco sarebbe piaciuto così. E forse, come la storia ci insegna, solo dopo aver toccato il fondo si può tornare a rivedere la luce.
Oggi, infatti, sembra che tutto sia perduto, ma proprio nei giorni più bui si misura la forza della speranza. Papa Francesco ci lascia un compito: non spegnere quella luce.
Foto di Annett_Klingner da Pixabay