Politica

Trump e Meloni, sorrisi a Washington ma nessuna certezza sui dazi

di Pippo Gallelli

Un invito a Roma portato a casa, molte lodi personali, qualche battuta per stemperare l’atmosfera e nessun passo avanti concreto. Si chiude così la visita di Giorgia Meloni alla Casa Bianca, primo bilaterale ufficiale con Donald Trump nel ruolo di candidato favorito per tornare alla presidenza.

Il nodo centrale dell’incontro restano i dazi: una minaccia tutt’altro che sventata per l’economia italiana ed europea. Meloni, con il suo consueto approccio pragmatico, ha cercato di ritagliarsi il ruolo di mediatrice tra Bruxelles e Washington, nella speranza di ottenere rassicurazioni che però non sono arrivate. “Non posso firmare accordi per l’Ue, ma sono qui per cercare un punto di equilibrio”, ha dichiarato. Parole che più che una promessa suonano come un auspicio, visto che Trump non ha mostrato alcuna intenzione di fare marcia indietro.

Dazi: Trump non cede

Meloni ha ribadito la fiducia nella possibilità di trovare un accordo, ma Trump ha confermato senza esitazioni la linea dura: per lui i dazi rappresentano un successo. “I dazi ci stanno arricchendo”, ha dichiarato, sottolineando come con l’amministrazione Biden “stavamo perdendo miliardi sul commercio”. L’ipotesi di un’area di libero scambio transatlantica è rimasta confinata tra le suggestioni degli osservatori, senza trovare spazio nelle dichiarazioni ufficiali.

Difesa: Roma si adegua, Washington rilancia

Sul fronte della difesa, l’Italia ha promesso di raggiungere il 2% del Pil per le spese militari, una richiesta di lunga data della Nato più volte rilanciata da Trump. L’annuncio è stato accolto con una battuta tagliente dal tycoon: “Non è mai abbastanza”. Segnale che, anche su questo fronte, l’asse Roma-Washington resta sbilanciato e la pressione americana destinata a continuare.

Ucraina: Meloni si allinea, Trump si sfila

Non poteva mancare un passaggio sulla guerra in Ucraina. La premier ha ribadito la posizione atlantista del governo, definendo la Russia “l’invasore” e sottolineando l’impegno per una “pace giusta e duratura”. Trump, in linea con la sua retorica isolazionista, ha evitato di addossare colpe precise, scaricando la responsabilità sulla debolezza delle leadership occidentali: “Non considero Zelensky responsabile, ma non sono un suo fan”.

Investimenti e cooperazione: numeri senza dettagli

A margine, si è parlato anche di cooperazione economica e tecnologica, con Meloni che ha annunciato “10 miliardi di investimenti italiani negli Stati Uniti”. Nessun dettaglio, nessuna intesa formale, solo numeri buoni per il racconto politico ma per ora scollegati da fatti verificabili.

L’interprete, la traduzione e il fuori programma

Curioso siparietto durante la conferenza stampa nello Studio Ovale, quando Meloni, dopo aver risposto in italiano a una domanda su Nato e Ucraina, ha interrotto l’interprete per tradursi da sola, sottolineando in inglese: “Non abbiamo parlato di altre percentuali, ma abbiamo confermato che l’Italia raggiungerà il 2%”. Un gesto simbolico, utile più a rimarcare la padronanza della scena che a cambiare il senso politico dell’incontro.

Musk, grande assente

Tra i volti mancanti di questa trasferta americana anche quello di Elon Musk. Nonostante la fitta rete di contatti e reciproci elogi scambiati negli ultimi mesi, l’imprenditore si è tenuto lontano dall’incontro tra Meloni e Trump. Ufficialmente “fuori da Washington”, come precisato dal suo referente italiano Andrea Stroppa.

Un’assenza non casuale, considerando che nel colloquio si è discusso anche di cooperazione spaziale, tecnologie critiche e biotecnologie — settori in cui Musk è protagonista e potenziale beneficiario di futuri accordi. E non è sfuggito nemmeno che, negli ultimi tempi, la stella del patron di SpaceX si sia leggermente offuscata anche nella galassia trumpiana, spingendolo a un profilo più defilato.

Tra storytelling e realtà

A margine della visita resta una costante: tante foto, sorrisi, dichiarazioni amichevoli, pacche sulle spalle — ma pochi fatti. Il vertice ha confermato l’esistenza di una sintonia politica tra due leader affini per visione conservatrice e stile comunicativo, ma ha lasciato intatte tutte le incognite economiche e geopolitiche sul tavolo.

Il “patto transatlantico” tanto evocato da Meloni, per ora, resta solo nelle parole e nei sorrisi.

Fonti notizia : ANSA, ADN Kronos, web

Fonte foto: web