di Pippo Gallelli
Se è vero che la stella di Elon Musk appare oggi un po’ appannata, è altrettanto certo che ogni sua dichiarazione, “fuori dagli schemi” per usare un eufemismo, scatena inevitabilmente reazioni accese, specialmente in un contesto geopolitico già incandescente.
L’ultima uscita del patron di Tesla e SpaceX non ha fatto eccezione: Musk ha affermato che il sistema satellitare Starlink rappresenta la “spina dorsale” dell’esercito ucraino e che, se decidesse di disattivarlo, il fronte militare di Kiev collasserebbe. Ma la provocazione più clamorosa è arrivata subito dopo: secondo Musk, gli Stati Uniti dovrebbero uscire dalla NATO, poiché non avrebbe senso continuare a finanziare la difesa dell’Europa.
Parole destinate a far discutere, con reazioni che hanno attraversato l’Atlantico e si sono fatte particolarmente accese in Polonia, tra i Paesi più esposti nel conflitto ucraino.
La reazione della Polonia: dipendenza pericolosa da Starlink
A Varsavia, le dichiarazioni di Musk hanno generato una forte preoccupazione. La Polonia, che confina con l’Ucraina e ha sostenuto Kiev con massicci aiuti militari e logistici, teme che un’infrastruttura così cruciale per la guerra possa dipendere interamente dalle scelte di un singolo imprenditore.
Il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, ha espresso apertamente i suoi timori, sottolineando il rischio che la sicurezza dell’Ucraina e, di conseguenza, della stessa Polonia, sia nelle mani di Musk. Sikorski ha ventilato l’ipotesi di interrompere il finanziamento polacco per l’uso di Starlink se il sistema dovesse rivelarsi inaffidabile o soggetto a decisioni arbitrarie del suo proprietario.
Musk, dal canto suo, ha risposto con toni sprezzanti, minimizzando il contributo polacco al mantenimento di Starlink e lasciando intendere che Varsavia potrebbe non avere alternative valide. Una replica che ha infiammato ulteriormente il dibattito, alimentando interrogativi più ampi sulla vulnerabilità delle comunicazioni militari ucraine e sulla necessità per l’Europa di sviluppare una propria rete satellitare autonoma.
Il dibattito politico in Italia
Anche in Italia le parole di Musk hanno scatenato una bufera politica, con l’opposizione che ha chiesto alla premier Giorgia Meloni di prendere le distanze dal magnate di SpaceX.
La segretaria del PD, Elly Schlein, ha accusato Musk di voler espandere il proprio impero economico sulla pelle dell’Ucraina e ha sollecitato il governo a rivedere il DDL Spazio, evidenziando l’urgenza di un sistema satellitare europeo indipendente.
Riccardo Magi, leader di Più Europa, ha parlato di un “trappolone Starlink”, chiedendo a Meloni di interrompere ogni trattativa con Musk. Francesco Boccia (PD) ha messo in guardia sui rischi di affidare un’infrastruttura strategica a un privato, chiedendo al governo di chiarire in Parlamento la posizione italiana sulla NATO e sulla gestione della sicurezza satellitare. Anche Enrico Borghi (Italia Viva) ha definito il rapporto con Musk una minaccia alla sicurezza nazionale.
Musk e la geopolitica: un allarme per l’Europa
Le dichiarazioni di Musk mettono in luce il delicato intreccio tra tecnologia, sicurezza e geopolitica. Starlink si è rivelato essenziale per l’Ucraina, ma la sua natura privata solleva interrogativi sulla sovranità e sull’affidabilità strategica di un’infrastruttura così cruciale.
Il timore che un singolo imprenditore possa decidere le sorti di un conflitto o influenzare le politiche di difesa di interi Paesi rappresenta un campanello d’allarme per l’Europa. La reazione polacca ne è la prova evidente: pur essendo tra i principali sostenitori di Kiev, Varsavia non vuole trovarsi ostaggio di un sistema di comunicazione che può essere acceso o spento a discrezione di un miliardario.
L’affermazione di Musk sull’uscita degli USA dalla NATO si inserisce, inoltre, in una visione isolazionista vicina a quella di Donald Trump e potrebbe ridisegnare gli equilibri globali, con conseguenze dirette sulla sicurezza europea. Questo scenario impone una riflessione urgente sulla necessità di un’autonomia strategica europea, soprattutto nei settori chiave delle telecomunicazioni e della difesa.
L’Europa è di fronte a un bivio: continuare a dipendere da attori privati e non europei o investire in soluzioni indipendenti per garantire la propria sicurezza. Il caso Starlink potrebbe essere il segnale che il Vecchio Continente non può più ignorare.