di Michele Petrocelli
Nell’augurare a tutte le lettrici e a tutti i lettori di Europa Domani il migliore dei 2025 possibile, giungono news che fanno ben sperare per l’anno appena iniziato. Si tratta dell’arresto dell’ex sindaco di Roma, nonché ex ministro, nonché ideologo della destra becera romana e non solo, Gianni Alemanno. Perché, direte voi… Ha violato le restrizioni di obbligo di sorveglianza e servizi sociali, alle quali era già sottoposto a seguito della condanna sulla cosiddetta inchiesta “Mondo di mezzo”. A parte la battuta, la notizia è da valutare in quanto possiamo ben sperare che le regole, in questo Paese, siano ancora in vigore e che la democrazia sia un caposaldo della giovane Repubblica Italiana.
E di speranza ha parlato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo decimo e consueto discorso di fine anno agli italiani. Non solo un resoconto dell’anno appena trascorso, ma un forte richiamo, anzi, diversi richiami — e anche notevoli — rivolti a tutti i cittadini, ma soprattutto ai rappresentanti della politica attuale.
E se l’intervento del Presidente ha ricevuto il plauso di tutto il mondo politico, la domanda che continuiamo a porci è sempre la stessa: “Ci fanno o ci sono sul serio?” E intendiamo che, pur nella sua proverbiale pacatezza e raffinatezza, Sergio Mattarella ha tirato schiaffi a destra e a sinistra. Su tutti, il filo conduttore dell’intervento: la ricerca della pace. Una parola (pace) non solo richiamata in ambito internazionale, con le guerre che circondano il nostro Paese e che la nostra politica, a più riprese, continua ad alimentare in diversi modi, ma anche sottolineata in termini di ricerca di una pace sociale, anzi, direi, di ricerca di un nuovo patto sociale tra chi governa e i cittadini, sempre più vessati, sempre più inermi di fronte alle scelte legislative in atto (pensiamo al diretto richiamo riferito alle ormai interminabili liste d’attesa per le visite sanitarie).
Ancora, il Presidente Mattarella ha parlato — e se lo ha fatto vuol dire che problemi in tal senso esistono — di istruzione, di sicurezza, di immigrazione, delle fasce di cittadini più deboli come i giovani e gli anziani, di lavoro e anche del concetto di patria, che come al solito qualcuno ha provato a strumentalizzare senza comprenderne il reale significato.
Infatti, per patria e patriottismo, Sergio Mattarella ha ben inteso che il suo riferimento è stato rivolto ai medici, agli insegnanti, al mondo dell’impresa responsabile e indirizzata al sociale, che contribuisce alla crescita dell’Italia buona, al volontariato e al mondo dei nostri nonni che “assicurano il sostegno alle rispettive famiglie”. E anche ai detenuti che “devono poter respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti all’illegalità e al crimine”, chiaro riferimento in contrapposizione alle scellerate parole di alcune settimane addietro del sottosegretario Delmastro. E ancora, agli immigrati giunti in Italia, che lavorano con dedizione e amore, rispettando e facendo proprie leggi e costumi del Bel Paese.
Una serie di moniti molto duri e diretti, dunque, di sicuro rivolti alla classe di governo ma anche alle opposizioni, che hanno raggiunto l’apice quando Mattarella ha introdotto le celebrazioni degli ottant’anni della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, dicendo che quel 25 aprile rappresenta: “Il fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità”. Inoltre: “Una ricorrenza importante che reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia. Sono valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità. Si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto, che rafforza la democrazia; attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica: è questo il compito alto che compete alla politica”.
A buon intenditor…
Fonte foto: Sito Quirinale